Insegnanti pensionate per forza, il giudice dà loro ragione: «Discriminate rispetto agli uomini»

La sede del ministero dell'Istruzione
di Luca Cifoni
2 Minuti di Lettura
Giovedì 12 Aprile 2018, 17:05 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 15:51
Il ministero dell'Istruzione le aveva mandate in pensione "forzosa", ma due insegnanti si sono opposte e ora il tribunale ha dato loro ragione, disponendo che il Miur (il quale aveva già dovuto reintegrare una delle due a seguito di provvedimento di urgenza) le risarcisca con 24 mensilità più interessi e rivalutazione, oltre a pagare le spese di lite.
La vicenda si svolge ad Avezzano e riguarda due docenti, una della scuola elementare "Mazzini" e l'altra delle media "Sabin" di Capistrello. Il loro pensionamento è avvenuto nel 2014 a seguito di una norma voluta dall'allora governo Renzi per svecchiare la pubblica amministrazione (l'obiettivo erano soprattutto magistrati e alti burocrati): più precisamente venivano revocati i "trattenimenti in servizio", ovvero la possibilità per i dipendenti pubblici di restare al lavoro anche oltre l'età della pensione.

Le due insegnanti desideravano però continuare a lavorare, anche per poter integrare la propria contribuzione pensionistica non elevata. E così hanno scelto la via giudiziaria, assistite dagli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia (dell’ufficio legale Uil scuola). La sentenza del Tribunale di Avezzano firmata dal giudice Giulia Sorrentino non ha bocciato direttamente la revoca dei trattenimenti, ma è intervenuta invece sulla complessa normativa scaturita dalla riforma Fornero: in particolare quella che, per i dipendenti pubblici che avevano maturato il diritto alla pensione entro il 2011, manteneva il vecchio limite ordinamentale di 65 anni di età ai fini del pensionamento. Ma le due docenti rientravano nelle vecchie regole ante-Fornero - e quindi erano soggette al pensionamento d'ufficio - avendo raggiunto nel 2011 l'età di 61 anni allora richiesta per le donne e più bassa di quella degli uomini; e questo in base all'ordinamento europeo rappresenta una discriminazione tra i due sessi. Discriminazione che il tribunale ha potuto rimuovere direttamente, disapplicando la normativa nazionale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA