L'attuale patto, che scadrà nel dicembre 2019, vincola il 28,47% del capitale. Al 30 settembre è però fissato il termine entro il quale è possibile disdettare anticipatamente e riacquistare la piena disponibilità delle azioni di Mediobanca. Ciò che ha appena fatto Italmobiliare. Al netto della quota di Italmobiliare svincolata, il patto scende così al 27,49%.
L'uscita dei Pesenti non ha effetti sulla continuità del patto che per decadere deve scendere sotto il 25 per cento. L'obiettivo del patto «è assicurare la stabilità dell'assetto azionario, nonché la rappresentatività degli organi di gestione, a salvaguardia dell'unitarietà di indirizzo gestionale della banca», si legge sul sito dell'istituto. Oltre Unicredit, che sembra aver maturato l'intenzione di rimanere nell'accordo parasociale fino alla naturale scadenza, tra i principali pattisti figurano Vincente Bollorè che attraverso Financière du Perguet ha il 7,86%, Mediolanum con il 3,28% Schematrentatre (Edizione) con il 2,10%, Fin.Priv con l'1,62%, Fininvest con lo 0,97%.
Da Italmobiliare fanno comunque sapere che lo 0,89% svincolato dal patto di sindacato, non è al momento in vendita.
La società preferisce mantenere le azioni libere da qualsiasi vincolo. Per una società di investimento, si fa notare, dover mantenere completamente bloccati circa 80 milioni (il valore della partecipazione in Mediobanca agli attuali corsi di Borsa) è un controsenso. Se, quindi, al momento Italmobiliare non vede alternative all'investimento, d'altra parte preferisce avere le mani libere, ad esempio per poterlo utilizzare per le ordinarie esigenze di copertura finanziaria.
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