Manovra, sgravi per le imprese al Sud. Taglio di 3 punti ai contributi

Manovra, sgravi per le imprese al Sud. Taglio di 3 punti ai contributi
di Umberto Mancini
3 Minuti di Lettura
Domenica 9 Agosto 2015, 23:20 - Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 14:58
Gli uomini vicini al premier Renzi parlano esplicitamente di una manovra «espansiva» che punta sul taglio del costo del lavoro, la priorità numero uno per il governo. Vale a dire una legge di Stabilità capace di fare da trampolino di lancio alla crescita e il cui tetto massimo supera i 33 miliardi di euro. Una «rivoluzione copernicana», quella immaginata dal presidente del Consiglio sul fisco, per dare la scossa e uscire dalle secche dalla stagnazione. Partendo subito dalla cancellazione della Tasi sulla prima casa e dell’Imu sui terreni agricoli per poi ridurre Ires ed Irap e chiudere fra tre anni con la revisione degli scaglioni Irpef. Nell’immediato la principale preoccupazione è rilanciare l’occupazione, tagliando di 3 punti i contributi sociali e favorendo chi assume al Sud con la decontribuzione.



TEMPI STRETTI

Il Jobs act ha impresso qualche lscossa, però dopo i primi mesi incoraggianti la misura ha frenato. Ed ora stenta a decollare con il tasso di disoccupazione che resta inchiodato a quota 12,7%. Con punte che nel Mezzogiorno e tra i giovani sfondano quote davvero imbarazzanti del 50%. Ed è per questa ragione che Palazzo Chigi punta forte su altri interventi di riduzione del costo del lavoro. Compatibilmente con il quadro di finanza pubblica, che resta ancora molto delicato (anche se la crescita potrebbe essere migliore di quanto previsto). Come anticipato ieri dal Messaggero nella Legge di Stabilità ci sarà l’esonero contributivo a favore dei datori di lavoro che assumono. La norma, che prevede zero versamenti per un periodo massimo di 36 mesi (con l’esclusione di premi e contributi dovuti all’Inail), per tutti i nuovi assunti del 2015 ha ottenuto buoni risultati e quindi verrà prorogata. Il costo è di circa 2 miliardi. In Via XX Settembre lavorano in stretto contatto con la task force di economisti che collaborano con Renzi. E alcune elaborazioni tecniche sono già state realizzate. La decontribuzione (che attualmente vale un massimo di 8.060 euro su base annua per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato con contratto a tutele crescenti) costa, come detto, 2 miliardi per il 2015 ma il conto ovviamente sale negli anni successivi. E, con molto realismo, nell’area di governo, ricordano che «con la legge di Stabilità ci sono molte emergenze da coprire». Così è quasi certo che l’intervento sarà modulato, selezionando le aree territoriali del Paese più bisognose di impulsi fiscali.



La strategia sarà quella di utilizzare le poche risorse a disposizione per privilegiare la decontribuzione nelle regioni del Sud. E all’obiezione secondo la quale Bruxelles potrebbe obiettare qualcosa, dalle parti del Tesoro rispondono che «l’Ue ha già dato il via libera a misure fiscali destinate a zone circoscritte dell’Europa». A questa operazione, se ne affianca un’altra, più radicale. Vale a dire, come detto sopra, il taglio dei contributi per i lavoratori dipendenti assunti a tempo indeterminato. Oggi, mediamente, il prelievo vale circa il 33% (un terzo a carico del lavoratore e due terzi a carico del datore di lavoro) rispetto al volume lordo della retribuzione annuale. L’ipotesi, che il premier caldeggia e alla quale si guarda con attenzione, è quella di ridurre il carico di 3-4 punti. Servono, dice il Tesoro, circa 6 miliardi. L’aumento dei posti di lavoro mette però fieno nella cascina fiscale dello Stato, ripagando in parte la copertura. Palazzo Chigi farà quindi di tutto per scriverla nero su bianco nella manovra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA