Iva e riscossione flessibile, ecco la nuova lotta all’evasione

Iva e riscossione flessibile, ecco la nuova lotta all’evasione
di Luca Cifoni
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Lunedì 19 Settembre 2016, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 20 Settembre, 10:32
Più soldi dalla lotta all’evasione fiscale. Non è certo la prima volta che questa voce viene inserita tra le “coperture” di una legge di bilancio e spesso in passato i numeri sono rimasti solo sulla carta. La prudenza quindi è d’obbligo ma in vista della manovra autunnale il governo punta ad aumentare il gettito intervenendo su alcuni storici punti di debolezza del sistema tributario italiano, dall’Iva alla riscossione, e proseguendo sulla strada già intrapresa della compliance, l’adesione spontanea del contribuente.

I DUE RAPPORTI
Lo spunto per l’intervento è dato dai due rapporti di Fmi e Ocse, richiesti dallo stesso esecutivo e dedicati in particolare al modello organizzativo dell’amministrazione finanziaria. Dall’attuazione di alcuni di questi suggerimenti possono derivare benefici finanziari, che all’inizio saranno naturalmente limitati per poi diventare eventualmente più consistenti nel tempo. Nel complesso una buona parte delle risorse aggiuntive della manovra dovranno essere reperite sul lato delle entrate, visti i margini più ristretti di revisione dalla spesa: ci sarà la riapertura dell’operazione di rientro dei capitali (voluntary disclosure), che però è una voce una tantum, e una revisione delle attuali deduzioni e detrazioni fiscale (le cosiddette tax expenditures).

Le relazioni dei due organismi internazionali partono dallo status quo: un’amministrazione finanziaria complessa e con varie duplicazioni e sovrapposizioni, una pressione fiscale alta, un livello di compliance dei contribuenti ancora basso. Sia Ocse che Fmi suggeriscono di incrementare il grado di autonomia delle agenzie fiscali. E qui l’indicazione che viene dall’esterno incontra un nodo che l’esecutivo deve sciogliere, quello del superamento di Equitalia annunciato dal presidente del Consiglio. Obiettivo è riportare la riscossione dentro l’Agenzia delle Entrate ma l’operazione potrebbe avere un valore più sostanziale di un semplice cambio di nome. L’idea è sottrarre l’azione di recupero delle cartelle dai vincoli a cui oggi è sottoposta Equitalia, che per legge deve procedere allo stesso modo nei confronti di tutti i debitori, indipendentemente dalla somma in ballo e dalle probabilità di ottenere risultati significativi. Invece l’Agenzia delle Entrate nell’accertamento dispone di più margini e ha puntato negli ultimi tempi sulla valutazione del rischio, per evitare di sprecare risorse umane e finanziarie su vicende poco significative scaturite magari da piccoli errori del contribuente.

Nell’ambito del ridisegno delle competenze si inserisce anche l’indicazione di Ocse e Fmi di riservare alle Entrate i compiti di verifica e controllo nei confronti di cittadini e imprese, escludendo la Guardia di Finanza che invece dovrebbe concentrarsi su frodi e altri reati. Difficile che questo suggerimento possa essere raccolto in tempi immediati, anche se potrebbe contribuire ad un approccio complessivo meno ostile verso il contribuente.
Un altro capitolo di intervento è l’Iva, imposta che nel nostro Paese si caratterizza per il forte divario tra il gettito teoricamente dovuto e quello effettivamente riscosso e dunque per un alto tasso di evasione. Tra le possibili cause anche l’assenza di una dichiarazione periodica (mensile o trimestrale) da parte del contribuente: c’è solo quella annuale. A questa lacuna si dovrebbe ovviare, ma in un quadro di semplificazione. È ormai a uno stadio avanzato il progetto di “precompilata Iva”: la fatturazione elettronica tra imprese permetterà al fisco di disporre di una massa sempre più rilevante di informazioni, che potranno essere messe a disposizione dei contribuenti in una logica di compliance.

Contemporaneamente proseguirà l’azione già avviata dall’Agenzia delle Entrate in due settori-chiave: la revisione degli studi di settore e la cooperative compliance rivolta ai grandi contribuenti.

LE CLAUSOLE
Nel complesso, l’importo della manovra dovrebbe oscillare tra i 23 e i 27 miliardi: ai 15 necessari per disinnescare le clausole di salvaguardia, ovvero gli aumenti di Iva e accise già previsti per legge, si aggiungeranno altre risorse per gli investimenti, la produttività e per una serie di esigenze indifferibili. Come lo scorso anno, ma a differenza di quanto avveniva in passato, non tutto l’importo sarà “coperto” con risorse fresche: una parte, che potrebbe arrivare a 7-8 miliardi, dovrebbe corrispondere dall’aumento del disavanzo rispetto a quello atteso. Tra le ipotesi prese in considerazione c’è anche quella di fissare per legge già dal prossimo autunno la riduzione delle aliquote Irpef che scatterebbe però nel 2018. Lo schema è quello già usato per l’Ires, ma comunque si presenta complicato perché richiede comunque di trovare da subito le necessarie e cospicue coperture.
 
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