Eurispes, migliora la condizione economica delle famiglie: aumenta il lavoro in nero

Eurispes, migliora la condizione economica delle famiglie: aumenta il lavoro in nero
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Giovedì 28 Gennaio 2016, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 20:57

Nel 2016 raddoppia la percentuale di quanti ritengono che la situazione economica sia rimasta stabile nell'ultimo anno (dal 14,6% al 30,3%) e si dimezza quella di chi pensa che ci sia stato un netto peggioramento (dal 58,4% al 23,3%). Emerge dal rapporto Eurispes presentato oggi. In aumento gli ottimisti: dall'1,5% del 2015 al 16,2% del 2016. Il 14,7% (+10,1% sul 2015) è convinto che la situazione migliorerà in corso d'anno, mentre chi prevede un peggioramento scende dal 55,7% al 27,3% del 2016. Il 14,8% definisce la propria situazione economica molto peggiorata (41,7% nel 2015). La gestione della quotidianità diventa meno critica: il 27,3% non riesce con proprie entrate ad arrivare alla fine del mese (-19,9% sul 2015); il 44,5% (-18,3% sul 2015) riferisce che la propria famiglia deve ricorrere ai propri risparmi. bab


Il lavoro nero «Siamo tutti evasori? Probabilmente sì». A scriverlo è l'Eurispes nel rapporto 2016. L'istituto di ricerca parla di sommerso ed evasione fiscale come veri e propri fenomeni di massa, in cui trova terreno fertile il lavoro nero. Secondo gli italiani, rileva il rapporto, le categorie che più spesso lavorano senza contratto sono le baby sitter (indicate nell'80% dei casi), gli insegnanti di ripetizione (78,7%) e i collaboratori domestici (72,5%). Seguono badanti, giardinieri, muratori, idraulici, elettricisti, falegnami e, con una percentuale del 50%, i medici specialisti. Nel corso del 2015, prosegue l'Eurispes, ha accettato un lavoro senza contratto il 28,1% degli intervistati, contro il 18,6% dell'anno precedente.

Il lavoro sommerso sottrae al Pil nazionale almeno 540 miliardi di euro cui corrisponde un'evasione, fiscale e contributiva, che viaggia intorno ai 270 mld l'anno. A fare i conti è una indagine dell'Eurispes che ricorda comunque come «una buona fetta» sia da considerarsi «sommerso da sopravvivenza» in cui «parti importanti della società hanno teso a rifugiarsi a causa della crisi economica».A questo, comunque sia, va sommato il sommerso dovuto ad attività criminali che supera quota 200 mld. E a proposito di lavoro nero l'indagine Eurispes rivela anche come, nel corso dell'indagine, il 28,1% degli intervistati abbia ammesso di aver fatto almeno una esperienza di lavoro senza contratto nel 2015. Un numero in decisa ascesa, dice ancora il rapporto, se confrontato con il 18,6% del 2014. A trovarsi in questa situazione oltre il 50% di chi è in cerca di primo lavoro e di nuova occupazione, il 29,6% degli studenti, il 22,4% delle casalinghe e il 13,8% dei pensionati, ma soprattutto l'83,3% dei cassintegrati.


La difficoltà nel fare fronte alle spese e alle esigenze quotidiane diventa meno critica per gli italiani, riprende il potere d'acquisto e ripartono i consumi anche quelli superficiali, mentre si continua a tagliare sulle spese mediche. A rilevarlo è l'Eurispes nel Rapporto Italia 2016 diffuso oggi in cui rileva che sul fronte economico «le famiglie iniziano a respirare». La difficoltà a spendere mostra segni di regressione rispetto alla rilevazione del 2015. Il 27,3% non riesce con le proprie entrate ad arrivare alla fine del mese (-19,9% rispetto al 2015). Il 44,5% (-18,3% rispetto al 2015) riferisce che la propria famiglia è costretta a utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese. In parallelo, aumenta la quota di chi riesce a risparmiare qualcosa (dal 14,8% al 25,8%; +11%) e diminuisce quella di chi ha difficoltà a pagare le spese dei trasporti (dal 34,4% al 25,7%). Oltre un italiano su tre, il 34,3% (-6,6% rispetto al 2015) fa fatica ad affrontare le spese mediche. Tra quanti hanno attivato un mutuo, il 37,3% non riesce a saldare le rate e il 40% di chi è in affitto è in difficoltà con il canone. Con una diminuzione di 18,4 punti rispetto al dato (71,5%) rilevato ad inizio 2015, la perdita del proprio potere d'acquisto, evidenzia l'Eurispes, rimane comunque una realtà ad inizio 2016 per più della metà dei cittadini, il 53,1% (un forte calo indicato nel 13,4% dei casi, meno marcato invece nel 39,7%). Nel 2015 ad indicare «poco» o «per niente» diminuita la capacità a far fronte a spese e acquisti per mezzo delle proprie entrate erano solo il 28,5% mentre nel 2016 il dato volge in positivo.

Dal Rapporto Italia 2016 dell'Eurispes, inoltre, emerge che le risorse destinate ai regali vengono tagliate nel 75,3% dei casi (-6,8% rispetto al 2015). Si riduce il numero di chi risparmia sui pasti fuori casa (66,2%; -14,6%); si rivolge a punti più economici come grandi magazzini, mercatini, outlet (76%; -8,5%) o discount (63,2%; -7,7%); cambia marca di un prodotto alimentare se più conveniente (68%; - 13,7%); risparmia su viaggi e vacanze (67%; - 7,7%), estetista/parrucchiere (65,9%; -14,8%) o articoli tecnologici (69,4%; -10,7%). Si riduce anche il numero di chi usa di più i mezzi pubblici per risparmiare sulla benzina (39,4%; -2,2%) o si rivolge al mercato dell'usato (29,3%; -14,9%). È diminuita anche la quota di chi avendo animali domestici ha risparmiato sulle spese a loro dedicate (25,9%; -23,6%); in calo i tagli sulle spese per la baby sitter (48,2%; - 5,3%), quelli per aiuto nelle pulizie/domestici (37,2%; -23,6%); mentre il 37,8% ha ridotto le spese relative alla badante. Ad aumentare, evidenzia l'Eurispes, invece è il taglio delle spese mediche che nel 2016 raggiunge quota 34,2%, contro il 32,3% del 2015.


La fiducia nelle istituzioni Aumenta la fiducia nelle istituzioni: il consenso cresce dal 2,4% del 2015 al 7,5% del 2016 e cala il numero di coloro che dichiarano diminuita la loro fiducia di 22,7 punti dal 69,4% al 46,7%. La fiducia nel presidente della Repubblica Sergio Mattarella è al 52%; il Governo passa dal 18,9% del 2015 al 28,6% (+10%); il Parlamento sale al 20% (+10,1% sul 2015); la magistratura è ferma al 35,3%. Le forze dell'ordine sono attorno al 70%. Il volontariato raccoglie il 73,8% dei consensi, la Chiesa il 52,5%, i partiti l'11,9%, la Pa il 22,6%, la scuola il 53%, le associazioni di imprenditori il 32,3% e i sindacati il 21,4%. bab


Gli italiani e il web Tutti gli italiani ormai hanno un cellulare pari al 93,1% degli over 18, e, nella dotazione tecnologica dei nostri connazionali, il computer portatile supera (64,5%) ormai quello fisso (54,7%), mentre navigare sul web è diventato un dato di fatto per l'81,5% dei cittadini del Bel Paese. A tracciare il quadro delle nuove tecnologie è il Rapporto Italia diffuso oggi da Eurispes. In questo scenario, lo smartphone si conferma lo strumento tecnologico più diffuso nel nostro Paese: ne ha uno il 75,7% degli italiani (erano il 67% nel 2015). Sono invece meno della metà i possessori di tablet/ipad (43,3%, in crescita rispetto al 36,8% del 2015), abbonamento alla Tv a pagamento (42,1%, rispetto 36% del 2015). Poco meno di un terzo ha una consolle per videogiochi (31,3%); il 27,5% una smart Tv. Nonostante le nuove modalità di fruizione dei contenuti televisivi, quella tradizionale, in tempo reale sul mezzo televisivo, rimane la più diffusa. Il mezzo utilizzato principalmente dagli italiani per comunicare con parenti/amici è ancora la telefonata, con una percentuale del 66% (-6,4% rispetto al 2015). L'unica vera alternativa numericamente rilevante è WhatsApp, con il 29,3%.
Smartphone o no, il 93,1% degli italiani dai 18 anni in su ha un cellulare, evidenzia Eurispes. L'utilizzo più frequente resta chiamare ed essere chiamati (99,3%), seguono inviare e ricevere sms (85,1%). Moltissimi comunicano tramite WhatsApp o altre applicazioni di messaggistica (75,2%), fanno foto e filmati (69%) e li inviano e ricevono (68%), navigano su Internet (66,8%). La maggioranza usa le applicazioni (54,2%) ed i Social Network (51,1%). Riguardo l'uso di internet, gli italiani utilizzano il web soprattutto per cercare informazioni di loro interesse (97,8%) e inviare e ricevere e-mail (85,8%); per navigare sui Social Network (68,9%), guardare filmati su YouTube (66,8%), controllare il proprio conto bancario (65,1%), fare acquisti (55%). Con l'e-commerce si acquistano soprattutto biglietti ferroviari/aerei (85,3%), viaggi (69%), biglietti per cinema/concerti/teatro/mostre (67,4%; +20,5%), apparecchiature tecnologiche (66,2%; +10,7%), capi di abbigliamento (61,4%: +8,7%), coupon su gruppi d'acquisto (39,4%), trattamenti estetici e per il benessere (26,8%), visite mediche (25,3%; +8,6%), corsi (23,7%; +9%) e pranzi/cene/aperitivi (22,5%; +10,9%). Meno frequente anche se in crescita l'acquisto di prodotti alimentari (19,3%; +13,2%). Un rilevante 27% di chi usa Internet afferma di aver sentito violata la propria privacy perché qualcuno ha pubblicato online foto in cui era presente; il 21,2% perché qualcuno lo ha contattato online in modo insistente.


Calo dei vaccini È la disinformazione la causa principale del calo delle vaccinazioni in Italia. Lo rileva l'Eurispes nel suo rapporto presentato oggi, secondo cui a diffondere le false percezioni è soprattutto il web. In Italia, dell'80% dei genitori che navigano sulla Rete, il 70% usa le informazioni per prendere decisioni circa la propria salute, si legge nel rapporto. Il 16% sfrutta Internet per acquisire indicazioni sulle vaccinazioni. «La validità delle notizie non è sempre attendibile e autorevole - sottolineano gli esperti dell'Eurispes -. Caso emblematico, la presunta correlazione tra il vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia) e l'aumento dei casi d'autismo. In secondo luogo, alla base della contrazione, vi è la percezione stessa dei vaccini, ritenuti inutili, in quanto non si avverte più la gravità di malattie, come morbillo o pertosse, ritenute ormai sconfitte». In Italia, fa notare il rapporto, diminuisce di un punto percentuale all'anno il tasso di adesione alle vaccinazioni. In alcune regioni il decremento è più evidente: nella Prov. Autonoma di Bolzano la copertura vaccinale obbligatoria cala di circa il 6% rispetto alla media nazionale ( 94%), seguita dalla Valle D'Aosta (-4%). Entrambe le regioni registrano il record negativo anche sul fronte delle vaccinazioni consigliate. Anche alcune regioni del Sud Italia, Campania, Calabria e Sicilia, insieme alle Marche, mostrano una generalizzata disaffezione nei confronti dell'intero programma vaccinale.

IL papa Un papa Francesco sempre amatissimo, ma con qualche riserva in più. È quello che emerge dal Rapporto Italia 2016 di Eurispes, secondo cui il plebiscito di consensi nei confronti del Papa e della sua capacità di ridare slancio alla Chiesa cattolica mostra quest'anno una riduzione: se nel 2014 e nel 2015 la percentuale di risposte affermative si attestava rispettivamente all'87,1% e all'89,6%, nel 2016 scende all'81,6%. Un calo, a quasi tre anni dall'insediamento di papa Bergoglio, che viene considerato in parte fisiologico e, non in ultimo, conseguente al delinearsi della nuova sensibilità mostrata dal Pontefice rispetto a determinate questioni etiche e morali, ben accolte dai laici, ma poco conformi alle anime più conservatrici. La percentuale di coloro che non hanno saputo o voluto dare una risposta, inoltre, è raddoppiata rispetto al 2015, passando dal 6,2% al 12,4%. Il Centro e le Isole sono le aree geografiche maggiormente entusiaste del ruolo del Papa (90,3% e 91,3%). I più scettici, invece, sono gli abitanti del Nord-Est, con appena il 69,1% dei consensi. Un apprezzamento per il Papa è più diffuso tra gli appartenenti al centro-destra (91,2%), alla sinistra (89,1%), al centro (88,9%) e al centro-sinistra (87,8%): i valori diminuiscono sia tra coloro che non si sentono rappresentati politicamente (77%) sia tra i 5 Stelle (73,5%). È la semplicità (26%) la caratteristica più spesso rintracciata come fattore che ha consentito al Papa di raccogliere apprezzamento anche tra i non credenti; seguono «il coraggio di dire cose scomode» (18,1%), la «volontà di rinnovare la Chiesa» (11,3%) e «l'abilità comunicativa» (10,4%), «la scelta di rivolgersi a tutti» (9,2%), «l'attenzione nei confronti dei più deboli» (8,4%). Solo il 5%, invece, individua nella forte personalità l'elemento maggiormente attrattivo.

Italiani vegetariani Italiani amanti dell'alimentazione verde.

Secondo il Rapporto Italia 2016 dell'Eurispes, infatti, crescono ancora vegetariani e vegani che nel 2015 rappresentano l'8% della popolazione. In particolare, il 7,1% degli italiani si dichiara vegetariano e il loro numero è in lieve aumento: infatti negli ultimi tre anni la quota di vegetariani in Italia è dapprima diminuito (passando dal 6,5% del 2014 al 5,7% del 2015), poi aumentato di quasi 2 punti percentuali nel 2016. La novità è rappresentata dalla percentuale di vegani che, pur essendo una minoranza della popolazione, appariva in forte calo solo un anno fa (dallo 0,6% del 2014 allo 0,2% del 2015), nel 2016 raggiunge l'1%. Sommando le due pratiche, dunque, si può affermare che l'8% degli italiani segue una dieta esclusivamente 'verdè. La maggior parte di chi ha risposto di essere vegetariano o vegano è mosso da ragioni che hanno a che fare con la salute e il benessere: il 46,7%. Il 30%, invece, dalla sensibilità nei confronti degli animali, mentre poco più del 12% deve la sua scelta alla sensibilità per la tutela ambientale.

Animali domestici Quasi la metà degli italiani vive con un animale domestico (43,3%) e in due case su dieci ce n'è più di uno. È quanto emerge dal Rapporto Italia 2016 dell'Eurispes che conferma ancora cani (60,8%) e gatti (49,3%) come compagni preferiti dagli italiani seguiti, con grande distacco, da pesci e tartarughe (entrambi all'8,7%), uccelli (5,4%), conigli (5,2%), criceti (3,1%) e animali esotici (2,1%). A fine classifica si colloca il cavallo che batte i rettili (con l'1,9% contro l'1%) e l'asino (0,4%). L'opzione 'altrò raccoglie il 3,7% delle indicazioni. È al Centro (23,8%) e nelle Isole (27,5%) che si concentra la maggioranza delle persone che ha un animale domestico. Ma ad accogliere in casa due (13,4%), tre (5,8%) o addirittura più di tre animali da compagnia sono soprattutto gli abitanti del Nord-Ovest (9,9%). Una particolare propensione ad adottare più di tre animali si riscontra anche in Sicilia e Sardegna (8,1%). In una posizione intermedia il Sud, dove quasi il 22% possiede almeno un pet e il 9,4% ne possiede due.

Una particolarità: al Nord-Ovest il compagno più accolto resta il cane, con il 28,4% degli abitanti che lo preferisce al gatto (24%), al Nord-Est cane e gatto, invece, popolano in egual misura le case (23,2%), ma è al Sud (29,3%) e nelle Isole (29,5%) che il cane trova il suo habitat, con una percentuale totale di 58,5% nel solo Mezzogiorno. Criceti (3,1%) e conigli (4,5%) trovano più spesso casa al Nord-Ovest. Le tartarughe sono amate nelle Isole (6,7%) e i pesci nel Centro Italia (5,8%). Adottare un animale è anche una spesa. Dall'indagine risulta che la maggioranza dei proprietari (38,6%) riesce a non oltrepassare la media dei 50 euro mensili per il proprio pet e più del 35% contiene le spese sotto i 30 euro al mese. Solo il 19% spende fino a 100 euro per cibare, tenere pulito o curare il proprio animale. Una minoranza coloro che possono permettersi di spendere ancora di più: il 4,3% dedica al proprio pet un budget da 101 a 200 euro mensili, l'1,6% fino a 300 euro e un esiguo 1,4% affronta una spesa di oltre 300 euro mensili.  E se sulla toelettatura la maggioranza dei proprietari tende a risparmiare con oltre il 65% che contiene la spesa annua entro i 30 euro, per le spese mediche e i farmaci non è sempre possibile. Solo il 38,1% riesce infatti a spendere meno di 30 euro all'anno, il 24,1% resta entro i 50 euro mentre il 18,4% spende fino a 100 euro. L'8,9% dei proprietari di pet spende fino a 200 euro l'anno per spese mediche e sanitarie, il 5,4% e il 5,2% fino a 300 euro e più. Nonostante l'attenzione al risparmio gli italiani non rinunciano ai gadget. Il 76,7% spende almeno 30 euro all'anno per collari, ossi di plastica, palline di spago, cappottini di lana, ecc., il 13,2% ne spende fino a 50, il 5,2% fino a 100 e il 2,7% fino a 200 euro annui. Inferiore invece il numero di chi sostiene una spesa annua elevata: lo 0,4% tra i 200 e i 300 euro e l'1,9% più di 300 euro.
E visto la sempre più stretta simbiosi tra gli italiani e i loro pet, cresce di 12 punti la percentuale di chi vorrebbe accoglienza per gli animali da compagnia nelle strutture alberghiere (68,5%) e di ben 13 punti il numero di chi è d'accordo sull'accesso degli animali in luoghi pubblici (69,1%). L'amore per gli animali condiziona anche le scelte di vita: l'80,7% degli italiani è contrario alla vivisezione (-7% rispetto al 2015) e il 68,5% alla caccia (-10%). Stessa tendenza per la produzione di pellicce, per cui la quota dei contrari scende all'86,3% (-4% circa). Aumenta chi vorrebbe abolire la pratica di utilizzare animali nei circhi (dal 68,3% al 71,4%) e negli zoo (dal 53,3% al 54,9%), ma calano i contrari ai delfinari (dal 64,8% al 56,3%).

 

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