Eni, spinta su esplorazione e business "verde": in crescita il dividendo

Claudio Descalzi
di Roberta Amoruso
3 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Marzo 2018, 12:54
LONDRA - Produzione di idrocarburi in aumento del 3,5% all’anno (+4% nel 2018), esplorazione a quota 2 miliardi di barili di olio equivalente di nuove risorse, investimenti a poco meno di 32 miliardi, più o meno in linea con il precedente piano, e una forte spinta alla remunerazione degli azionisti (il dividendo per il 2018 sarà di 83 centesimi in crescita del 3,75% rispetto all’anno precedente, mentre il buy back rimane un’opzione per la distribuzione della cassa in eccesso). Gli obiettivi Eni del piano industriale 2018-2021 vanno anche oltre le attese degli analisti. Un piano, a prova di prezzi bassi del petrolio, spiega la società, che punta dritto a una nuova fase di espansione dell’eplorazione e all’integrazione con gli altri business. «Siamo pronti ad aprire la nuova campagna esplorativa basandoci su un potenziale di 10 miliardi di risorse rischiate a nostra disposizione», ha commentato l’ad dell’Eni, Claudio Descalzi. «Intendiamo spendere in esplorazione circa 3,5 miliardi nel quadriennio in oltre 25 Paesi». Questo con l’obiettivo è scoprire 2 miliardi di barili di nuove risorse. Più in generale al settore Upstream (Esplorazione, sviluppo e produzione), sarà dedicato l’80% degli investimenti in campo. «Abbiamo completato la trasformazione del business mid-downstream e ora siamo pronti e ora siamo pronti per la loro crescita di valore», ha spiegato Descalzi. «Inoltre, nel 2018 completeremo la trasformazione della seconda bio raffineria in Italia e questo farà di Eni uno dei principali produttori di green diesel in Europa». Nella chimica poi, «consolideremo il nostro portafoglio concentrandoci su prodotti ad alto margine e sulla chimica verde. Allo stesso tempo crescerà il contributo delle rinnovabili grazie ad un modello basato su un apporccio integrato con gli altri business con investimenti per di circa 1,2 miliardi per lo sviluppo di 1 GW (gigawatt) di nuova capacità entro il 2021 che assicureranno un rendimento di circa il 10%».

AVANTI CON IL BUSINESS VERDE
Confermata anche la la spinta alla decarbonizzazione.
con la riduzione delle emissioni Ghg nell’upstream (del 43% rispetto al 2014), a fronte di un portafoglio oli&gas a basso contenuto di Co2 (i nuovi progetti di upstream in esecuzione presentano break-even inferiori a 30$ al barile e quindi in grado di essere sostenibili anche in presenza di scenari low carbon). In crescita anche l’impegno nelle energie rinnovabili, cuore del business green insieme allo sviluppo della seconda fase della bio-raffineria di Venezia, all’entrata in esercizio di quella di Gela entro fine 2018 ed al consolidamento della chimica verde».Di qui la dote di investimenti dedicata sul fronte ”verde”, pari a 1,8 miliardi in quattro anni. L’impatto possibile di un calo del petrolio? Con un Brent costante a 60 dollari al barile, puntualizza l’Eni, la generazione di cassa «crescerà» nei prossimi quattro anni. Nel 2018 è previsto un flusso di cassa operativa di oltre 11 miliardi, che aumenterà di oltre 2 miliardi nel 2021 a parità di scenario e quindi agli stessi livelli di prezzo del petrolio. Nel dettaglio, la cosiddetta ”neutralità di cassa” è fissata per quest’anno a 55 dollari al barile, ma scenderà a 50 dollari entro la fine del piano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA