Banche, rischio nuova stretta della Bce

Banche, rischio nuova stretta della Bce
di Rosaro Dimito
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Martedì 14 Aprile 2015, 06:01 - Ultimo aggiornamento: 22:03
ROMA - Nuovi grattacapi per i banchieri italiani. Sei mesi dopo la fine del comprehensive assessment che in Italia ha provocato richieste di nuovo capitale per 3,8 miliardi (ancora da raccogliere) dopo i 10,8 miliardi rastrellati da nove istituti nel 2014, la Bce sta mettendo mano ai criteri che, in Europa, rischiano di provocare un'altra raffica di ricapitalizzazioni. Dai colloqui degli ultimi giorni con i vertici della Banca d'Italia e di Bce, infatti, i principali banchieri italiani hanno appreso che Eurotower si appresta a stringere sulla definizione delle discrezionalità nazionali e degli srep, cioè il processo (molto complesso) di valutazione sul presidio da parte degli istituti.

I tempi sono stringenti e già oggi al consiglio direttivo della Bce presieduto da Mario Draghi, e domani al Supervisory board guidato da Danièle Nouy, si dovrebbe discutere di questi argomenti che stanno particolarmente a cuore ai vertici delle banche. Qualche amministratore delegato della prima fascia, nei colloqui avuti a Francoforte ma anche a Palazzo Kock, avrebbe avuto una risposta da far tremare i polsi: secondo una stima, la mano pesante nella determinazione delle discrezionalità affidate alle singole banche centrali potrebbe comportare, in Europa, iniezioni aggiuntive di capitale per almeno 50 miliardi. Sono 160 le regole discrezionali affidate alle varie banche centrali dove potrebbe esserci un giro di vite. C'è da dire che da parte dei nostri banchieri c'è fiducia nel contributo degli uomini di Bankitalia in seno agli organi Bce.



Tre sono in particolare le discrezionalità esercitate in Italia. La prima è il trattamento dei profitti/perdite non realizzati sulle esposizioni verso le amministrazioni centrali classificate nella categoria «Attività finanziarie disponibili per la vendita». Il regolamento di Basilea3 (Crr) prevede che le autorità competenti possano autorizzare la banca a non includere nei fondi propri profitti (plusvalenze) o perdite (minusvalenze) non realizzati relativamente a queste esposizioni verso lo Stato. Francia, Germania e Italia applicano già questa opzione.



Poi ci sono disposizioni transitorie per le grandi esposizioni. Le autorità di vigilanza possono esentare gli istituti, in tutto o in parte, dai limiti delle grandi esposizioni. La deroga riguarda le esposizioni di istituti transfrontalieri, comprese partecipazioni di vario tipo, nei confronti dell'impresa madre, di altre filiazioni dell'impresa madre o di sue filiazioni, sempre che dette imprese siano incluse nella vigilanza su base consolidata alla quale l'ente è soggetto: l'opzione andrebbe mantenuta per permettere il libero flusso di capitali e di liquidità tra i gruppi bancari transfrontalieri.



Infine ci sono metodi per il consolidamento delle partecipazioni, riferite ai criteri di consolidamento nel caso di società controllate che non fanno parte del gruppo bancario. Specificamente, le autorità competenti stabiliscono se e in quale forma si debba effettuare il consolidamento. Esse possono in particolare autorizzare o esigere il ricorso al metodo del patrimonio netto.