Transizione ecologica al femminile la Giordania diventa un modello

Transizione ecologica al femminile la Giordania diventa un modello
di Simona Verrazzo
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Sabato 6 Gennaio 2024, 18:32

Dal mare al deserto, dalla campagna alla città, la Giordania non è soltanto un paese fondamentale per gli equilibri del mondo arabo e del Medio Oriente, ma anche un esempio di biodiversità che lo sta rendendo un laboratorio per l'empowerment femminile. Biologhe, ingegnere, docenti universitarie, studentesse, artiste e persino rifugiate. Le donne giordane si sono scoperte in prima linea nella transizione ecologica e il loro numero aumenta di anno in anno.

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CIRCOLARITÀ

È così che, per esempio, è nato Project Sea: Hana, Nawal, Sarah, Natalie, Shirin e Beisan hanno formato la prima squadra e si sono specializzate in recupero di materiale plastico al largo di Aqaba, sul Mar Rosso, l'unico sbocco marittimo giordano. Il loro lavoro è cresciuto nel tempo fino a catturare l'attenzione della regione non solo per la quantità di plastiche rimosse. Beisan Alsharif, la responsabile che ha avuto l'idea trasformando la sua passione per le immersioni in una attività ecologica a forte impatto, ha infatti realizzato un passaggio successivo importante perché il materiale viene poi inviato a Jabal El Hussein, a nord-ovest di Amman, dove altre donne lo prendono in carico, lo lavorano e lo trasformano in oggetti che poi vengono venduti, incrementando l'economia circolare e offrendo l'esempio di un metodo virtuoso da applicare in altri campi e in altri settori.

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RICICLO

Altro materiale di riciclo poi è diventato un'istallazione che abbellisce la capitale. Maria Khalid Nissan, artista irachena appartenente alla minoranza assira, ha raggiunto una certa notorietà trasformando in mirabolanti sculture non soltanto bottiglie e sacchetti di plastica, ma anche narghilè. Tra le sue ultime opere, in collaborazione con l'Amman International Film Festival, va ricordata l'enorme iris nera, il fiore nazionale, una scultura al centro di una fontana, esposta nel quartiere del lusso di Amman. «Per realizzarla sono serviti 247 sacchetti e 98 bottiglie di plastica, 186 CD e 24 narghilè. Il progetto nasce per rendere maggiormente consapevoli le persone dei danni che il pvc causa all'ambiente» ha raccontato Nissan.
Recentemente il governo giordano ha pubblicato un monumentale studio sulle potenzialità dei "lavori verdi": Green Jobs Assessment in Jordan Synthesis Report. Sei i settori individuati che maggiormente si prestano a occupazioni in cui le donne possono essere facilmente inserite e fare da traino: agricoltura, trasporti, acqua e rifiuti, manifattura, energia e turismo), con un potenziale stimato che va dai 74.000 ai 95.000 posti di lavoro. L'acqua, risorsa fondamentale per la popolosa Amman ma che scarseggia in Giordania considerata tra i paesi più aridi al mondo, è un ambito di studi in cui le donne sono cresciute moltissimo.

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CONFERENZE

Esraa Tarawneh, ingegnere civile e ricercatrice dell'università di Mutah, fa conferenze raccontando di come si dedica alla raccolta e all'elaborazione dei dati sulle precipitazioni, in modo da realizzare proiezioni utili al settore agricolo e a quello energetico. I suoi modelli vengono utilizzati nelle istituzioni pubbliche e nelle aziende private, anche se la sua più grande soddisfazione è quella di aver reso popolare una professione che in Giordania fino a qualche anno fa era quasi sempre al maschile. Nel dipartimento del suo ateneo le donne crescono di anno in anno. «Pensare che quando ho iniziato sei anni fa ero da sola».
Simona Verrazzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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