Manager a tempo o progetto, le donne sono appena l'8%

Manager a tempo o progetto, le donne sono appena l'8%
di Francesca Giansoldati
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Sabato 26 Febbraio 2022, 18:51 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 20:59

Nonostante i risultati e il cammino di parità finora fatto, ai vertici delle imprese esiste ancora un settore del management in cui le figure femminili sembrano essere peggio dei panda. Praticamente rarissime. Le quote rosa nel cosiddetto temporary management - dirigenti senior che vendono la propria esperienza affiancando la dirigenza tradizionale per un periodo limitato e per gestire uno specifico progetto - è come se non esistessero.
LE CRISI
Le temporary manager arruolate a livelli apicali al fine di risolvere momenti aziendali critici sia negativi (come tagli, riassestamento economico o finanziario) che positivi (crescita o sviluppo di nuovi business) sono ancora molto poche, specie in Italia dove questo settore si è sviluppato piuttosto in ritardo. In questo contesto l'assenza salta subito all'occhio. Se la percentuale femminile europea si attesta intorno al 14%, nel nostro paese non tocca l'8%, fanalino di coda, dietro a Polonia e Portogallo. «Considerando il quadro generale non penso sia un fatto poi tanto sorprendente visto che la parità in Italia avanza un po' più lentamente che altrove», commenta Maurizio Quarta, Managing Partner di Temporary Management & Capital Advisors e co-fondatore di SMW Senior Management Worldwide, un gruppo presente in 28 paesi.
La prima e più ovvia spiegazione, secondo gli esperti del settore, va collegata direttamente all'elemento anagrafico. Il grosso dei temporary manager si colloca in una fascia d'età attorno ai 50 anni, il che fa capire che si tratta di figure professionali diventate dirigenti almeno una ventina d'anni prima, quando ancora la presenza femminile a livello apicale nelle aziende italiane era piuttosto rara.
«All'epoca ha raccontato Quarta - ricordo che in grosse realtà aziendali incontravo donne collocate e inquadrate come quadri anche se in realtà svolgevano mansioni da dirigenti. Pur essendo pagate adeguatamente la dirigenza era loro preclusa perché l'ambiente era decisamente maschilista e fortemente segnato dal pregiudizio: si pensava, infatti, che un capo donna avrebbe creato dei problemi ai collaboratori maschi, e così restavano dei quadri pur svolgendo mansioni manageriali a tutti gli effetti».
Piano piano però le cose si sono sviluppate e ora, grazie anche alla legge Golfo-Mosca, l'approccio culturale è differente, e nelle aziende (non solo quelle quotate in borsa) le donne hanno iniziato a salire i gradini della catena di comando. Tuttavia per le manager a tempo si procede ancora con fatica. «Si assiste a una lenta inversione di tendenza, grazie anche al significativo aumento di donne dirigenti nelle aziende italiane, ma sono ancora pochissime», ha sottolineato Quarta facendo riferimento ad una indagine fatta da ExecutivesOnline che, per la prima volta, già nel 2006, aveva fotografato il gap: la percentuale delle temporary manager era da ritenersi insoddisfacente.
GLI STUDI
Il trend è stato confermato da successivi studi che hanno valutato il rapporto di 1 a 4, naturalmente a sfavore delle donne: su una temporary manager ci sono 4 dirigenti a tempo di sesso maschile. A frenare le donne resta la forte flessibilità richiesta nei classici progetti full time al punto da rendere questo settore incompatibile con le esigenze familiari. Un'altra indagine, questa volta di Russam Gms, pubblicata su Executive Grapevine Interim Newsletter, ha rivelato che i compensi giornalieri percepiti dalle interim manager restano inferiori del 7% se comparati a quelli dei colleghi. L'unica spiegazione affiorata per l'evidente gender pay gap, ossia la discriminazione negli stipendi, è il persistente sessismo.
 

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