L'abbraccio di mamma Curie: dal carteggio con le figlie il volto segreto della scienziata dei due Nobel

L'abbraccio di mamma Curie: dal carteggio con le figlie il volto segreto della scienziata dei due Nobel
di Carla Massi
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Mercoledì 31 Luglio 2013, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 12:16
Duecento lettere. Duecento scritti carichi di affetto, dolore, premure, apprensioni, durezze, lacrime, piccole gioie, brandelli di storia.

Il carteggio tra Marie Curie e le sue figlie svela una scienziata nascosta, le sue segrete emozioni, la sua fatica a vivere nonostante i successi: è l’unico scienziato ad aver vinto due Nobel in due discipline scientifiche differenti. Uno in Fisica con il marito Pierre Curie, nel 1903, per i loro studi sulle radiazioni, e uno in Chimica nel 1911, da sola.



Uno spaccato privato e un ritratto storico-scientifico tra il 1906, anno in cui il marito morì in un incidente (lei poco più che trentenne e le figlie Irene 9 ed Eve solo 2) raccolto in “Lettere - Marie Curie e le sue figlie”, Edizioni Dedalo.



Traspare la Marie Sklodowska nata nella Polonia di metà Ottocento, 1867, che a 16 anni fu costretta a interrompere gli studi e lavorare come governante viste le ristrettezze della famiglia, quella che con pochi rubli lasciò Varsavia per Parigi dove voleva studiare Fisica, e poi divenne la prima professoressa donna alla Sorbona, quella che sposa Pierre concentrata sugli studi sulla radioattività, quella che ha portato tra i soldati della Prima Guerra i gabinetti radiologi, quella che ha amato oltre tutto le sue figliole spesso lontane e che non è mai riuscita a darsi pace per la morte di Pierre.



EINSTEIN INNAMORATO

Le lettere testimoniano i suoi viaggi di lavoro, i soggiorni in Inghilterra, lo struggimento per non aver le bimbe accanto, fino agli esperimenti in laboratorio e agli incontri con i colleghi del calibro di Albert Einstein. Che le voci davano per innamorato di lei. E poi la sua lotta come pioniera della ricerca e dell’emancipazione femminile. Marie Curie era tutto questo. E tutto questo era filtrato dall’amore verso le figlie che lei seguirà, via corrispondenza, anche nell’insegnamento dell’algebra. Ragazze che sceglieranno vie differenti da grandi: Irène sarà scienziata mentre Eve concertista, quindi scrittrice e giornalista.



Scrive ad Eve e così sintetizza il suo pensiero e il suo sentire: «Bambina mia, ti auguro di superare tutte le tue preoccupazioni e spero che tu riesca ad organizzare la tua vita in modo più calmo e ragionevole. Forse non sono stata capace di spiegarti che cosa è la felicità, ma so per certo quali sono le vere tragedie».



Marie, per le figlie, è Mé. I suoi scritti rincorrono le bimbe per tutta la Francia dove si spostano per essere meglio accudite da parenti ed amici. «Mia dolce Mé - sono le parole di Irène nel 1908 - ho risolto uno dei tuoi problemi al primo tentativo: quello del bambino con un’età che fra i tre anni sarà quadrato dell’età che aveva tre anni prima». E a seguire le operazioni.

Da L’Arcouest, in Bretagna, la scienziata si diverte a raccontare, nel settembre 1919, a sua figlia grande, Irène, che lì «si gira in espadrillas, senza calze e si indossano soltanto vestiti chiari o bianchi e cappelli anch’essi bianchi» e che ha «notato con dispiacere che le marmellate che abbiamo fatto cominciano ad ammuffire». Poche parole di quotidianità ma anche di profonda amarezza: «Spero che la vita mi riservi ancora qualche anno felice da trascorrere con voi». Lei morirà molto più avanti, nel 1934.



RADIOLOGIA DI GUERRA

Cartoline, fogli su fogli. Anche la pianificazione logistico-scientifica della radiologia di guerra. Da lei applicata per verificare le fratture e individuare le pallottole nel corpo dei soldati.

Ottobre 1927: venti scienziati riuniti a Bruxelles «però li lascerò - scrive a Eve - me ne andrò a letto presto, perché ancora non riesco a sopportare troppe conversazioni immersi nel fumo». «Probabilmente - aggiunge - non farò parte del gruppo che domani partirà per Parigi per assistere alla solenne seduta serale della Sorbona e ritornerà qui a Bruxelles il giorno dopo. Per la cena Sovay. Io mi stancherei tantissimo. Einstein, invece, si lascia trascinare sbuffando».



I LAVORI IN CASA

Si descrive alle figlie come una donna non fortunata, provata dalla vita e dai dolori. Emerge poco, dal carteggio, la consapevolezza dell’essere una donna pubblica di grande rilievo. I racconti alle figlie sono degli equilibratissimi mix in cui lei, pur forte, le invita a raccontare i loro problemi e il loro sentire. Le coinvolge nelle sue preoccupazioni, nelle sue idee di cambiamento nella casa (dal rifacimento del garage ai colori dell’appartamento), le consiglia per i vestiti e le stimola puntando ad una coscienza politica. Tanto che Irène e Marie si scambiano più di una lettera, nel ’27, sulla sorte di Sacco e Vanzetti negli Stati Uniti. «Vi abbraccio teneramente» scriveva alla fine di tutte le lettere.
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