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di Enzo Vitale

Entrare in contatto con ET non è reato

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Giovedì 9 Maggio 2013, 18:15 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 00:12
Rispolvero una vecchia sentenza che potrebbe tornar utile a chiunque di noi. Non si sa mai. Il caso, vero o falso che sia, capitò ad un giovane restauratore marchigiano. Ebbene il giovane non raccontò di aver visto una navicella spaziale ma osservò qualcosa di più particolare. Un’esperienza che lo segnò per il resto della sua vita e che gli procurò anche seri problemi con la giustizia. Dopo anni il restauratore fu assolto dall’accusa di procurato allarme e ancor oggi vive nel dubbio e si chiede cosa veramente vide una sera di tanti anni fa. Ce lo racconta lui stesso. «Era il mese di giugno del ’93 e tornando nella mia casa di campagna, sui Monti Sibillini,vidi un essere che di umano non aveva proprio nulla. Dopo qualche giorno lo rividi ancora e riuscii addirittura a fotografarlo». E da quel giorno cominciarono  i problemi. Fino a quel momento non sapeva neppure lontanamente cosa potesse essere un Ufo, un extraterrestre, tantomeno un alieno, ma in molti cominciarono ad interessarsi a lui. Anche a livello internazionale. Accadde tanto di quel trambusto che gli furono appioppate anche diverse accuse, tra cui quelle di notizie false e tendenziose e turbativa della quiete pubblica. Subì anche un processo ma alla fine, dopo diversi anni,  fu assolto. «Non ho mai detto di aver visto un extraterrestre e solo dopo un pò di tempo mi resi conto che il mio poteva essere stato un contatto di primo tipo ma tuttora l’evento è avvolto nel mistero». In effetti all’epoca avvennero fatti davvero strani e documentati tanto che qualcuno azzardò l’ipotesi di un incidente astrale sul  Monte Vettore: un Ufo caduto sulla montagna. Uno degli esseri spaziali sopravvissuto, dunque, poteva essere proprio l’essere entrato in contatto con il restauratore. Vera o non vera, la vicenda ha stabilito una specie di postulato: entrare in contatto con ET non è reato.
enzo.vitale@ilmessaggero.it
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