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di Enzo Vitale

Una mimosa speciale dal cielo, un augurio per l'8 marzo e a Natale non avremo nessuna cometa (almeno per adesso)

La costellazione della Croce del Sud
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Lunedì 8 Marzo 2021, 14:41 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 07:25

Questa “Mimosa” non è visibile alle nostre latitudini in quanto l'astro della costellazione della Croce del Sud lo possono osservare solamente gli abitanti dell'emisfero australe. Ma dovendo fare gli auguri a tutte le donne  basta il pensiero.

Parliamo della stella Beta Crucis, la seconda per luminosità della costellazione sopra citata (a sinistra quella sul braccio corto della croce). E' chiamata anche Mimosa, quindi un "fiore speciale" dal cielo per il giorno dedicato alle donne. Un gruppo di stelle così famoso da esser ricordato anche in Moby Dick, un brano del 1983 del Banco del Mutuo Soccorso.

«Può darsi che prenda il nome proprio dal fiore, ma c’è chi ipotizza -spiega Emiliano Ricci, autore per Le Scienze- che il suo nome non sia derivato, ma venga direttamente dal latino “mimus”, attore, proprio perché imita la stella più brillante della costellazione, quella in basso (sul braccio lungo), che è Alfa Crucis».  In realtà Beta Crux, Mimosa, sorprende ancora di più perchè è un sistema stellare composto da ben tre astri che distano circa 290 anni luce dal Sole.

Ma non è finita qui perché la Croce del Sud dal cielo si "sposta" fin qui sulla Terra. Un modo come un altro per dire che viene raffigurata nelle bandiere di  di diversi Stati come l'Australia, la Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Isole Samoa e anche nei vessilli delle regioni delle Magellane (Cile) e in quelle della Terra del Fuoco (Argentina). Ma non solo, sotto la scritta Ordem e Progresso, la Croce del Sud fa la sua bella presenza anche nel campo blu, insieme ad altre costellazioni, nella bandiera del Brasile.

Sempre in tema di stelle, ops, di comete, leggo da più parti che già qualcuno parla della "stella di Natale" riferendosi alla cometa Leonard dal nome dello scienziato che l’ha scoperta, il 3 gennaio scorso presso l’Osservatorio Mount Lemmon Survey dell'Università dell'Arizona.

Ebbene penso che sia ancora presto per azzardare qualsiasi pronostico.

Intanto cerchiamo di capirci di più avvalendoci della consulenza di un astrofilo di comprovata esperienza a cui, addirttura, sono state intitolate due galassie minori. 

«Dal momento della scoperta - il 3 gennaio - la Leonard è cresciuta in luminosità di una magnitudine -spiega Giuseppe Donatiello-. Attualmente è di 18ma, quindi alquanto debole anche per strumenti impegnativi. Ammesso che questa cometa mantenga la crescita in luminosità prevista sino al perielio - il 3 gennaio 2022 a 0,65 Unità astronomiche (1 unità astronomica è la distanza Terra-Sole, circa 150 milioni di chilometri), ovvero 95 milioni di Km dalla nostra stella - la geometria non favorisce le osservazioni. Tutte le comete danno il meglio dopo il perielio, dopo aver raggiunto il massimo riscaldamento solare, quindi sarebbe atteso un incremento in gennaio, se non fosse che non si discosterà prospetticamente molto dal Sole. Nel momento di migliore visibilità, verso metà dicembre, a mio parere sarà molto debolmente visibile ad occhio nudo. In altri termini, non sarà niente di speciale e nemmeno paragonabile alla migliore NeoWise. Sempre che regga l'avvicinamento al Sole... Si potrà fare una previsione attendibile solo verso fine novembre».

Le comete sono "esseri" molto particolari, imprevedibili. Su molte di loro, appena scoperte, si erano gonfiati gli entusiasmi e si erano avanzate certezze, ma alla fine, la maggior parte delle previsioni sono risultate infondate.

enzo.vitale@ilmessaggero.it

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