ROMA L’enfasi gioiosa, con la quale si annuncia da settimana che presto sull’Italia pioveranno più o meno gratis 209 miliardi di euro grazie al Recovery Fund, va scemando anche se siamo lontani ancora dall’operazione verità che dovrebbe fare governo e leader di partito sulla condizione del Paese.
Poiché “nessun pasto è gratis” come diceva Milton Friedman, si legge ora sulle Linee guida della Commissione Europea che l’Italia non solo deve essere meno vaga nel suo Piano, ma che c’è attesa affinché la programmazione dell’Italia attinga dalle raccomandazioni 2019/2020, ovvero alle riforme che l’Europa ci chiede da anni e che abbiamo sempre chiuso in un cassetto.
Stavolta però non si scherza.
La crescita attraverso delle riforme in grado di aumentare la competitività del Paese con una serie di condizionalità che rischia o di fare impallidire anche il Mes vecchia maniera. Riuscirà l’attuale governo a gestire le richieste? E la maggioranza sarà in grado di varare le riforme? C’è da dubitare se si considera come si sta arrivando molto faticosamente alla stesura definitiva del piano.