Dopo dodici mesi di tensione, di sponsorizzazioni sbagliate (Maduro, gilet gialli), e di assenze nelle riunioni europee (Salvini da ministro le disertò quasi tutte), Conte compose quella che venne definita una ‘maggioranza Ursula’, in omaggio al voto che tutta la maggioranza espresse a favore della nuova presidente della Commissione Europea.
Dopo quell’episodio nulla è però cambiato nel M5S che a Bruxelles continua a non essere inserito in nessun gruppo e ha continuato a perdere pezzi in favore della Lega.
Risucchiato dalle contraddizioni del Movimento, Conte fatica a confermare un profilo europeo e il rifiuto del Mes da parte grillina finisce con lo spostare anche il premier su posizioni euroscettiche. Buona parte del M5S, soprattutto l’ala movimentista, mostra di soffrire ancora molto il pressing sovranista della Lega e di FdI. Conte ne resta succube, ma non potrà a lungo restare nell’ambiguità. Non se lo può permettere il Pd e lo stesso Conte che non ha nessuna intenzione di tornare a fare l’avvocato.
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