Anna Guaita
Quest'America
di Anna Guaita

All'università corsi di "adulting" per imparare a vivere

di Anna Guaita
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Mercoledì 7 Settembre 2016, 00:58
NEW YORK – Arrivano all’università e si sentono smarriti. Gli ostacoli li spaventano, un voto basso li fa precipitare nella disperazione, i disaccordi con i compagni li stressano. In tutta l’America i college stanno scoprendo che una larga percentuale della  generazione dei millennials sembra disarmata davanti alle contrarietà della vita. Un amministratore di un’università della Carolina ha spiegato che per aiutare le matricole di oggi verranno tenuti veri e propri corsi di “adulting”, cioè corsi di sostegno che insegnano come far fronte alle difficoltà.  Il problema fondamentale sembra essere che i giovani non sanno come reagire davanti a un insuccesso, qualsiasi esso sia. Mancano di resilienza. Sono emotivamente fragili.
 
I problemi sono ovunque, dalla Brown University nel Rhode Island, alla Penn State in Pennsylvania, all’Oberlin in Ohio. Alla Eastern Carolina University il rettore Virginia Hardy spiega: «Non capiscono cosa sia l’insuccesso, perché per tutta la vita sono stati premiati anche solo se partecipavano, bastava che fossero presenti». Le fa eco la psicologa Valerie Kisler Van Reede «Non sanno come regolare le proprie emozioni quando non riescono a ottenere i risultati che vogliono».
 
Depressione e ansia sono la conseguenza di questa incapacità di accettare le sconfitte, per minime che siano. Di chi è la colpa? Dei genitori, spiegano alcuni sociologi, perché hanno cresciuto una generazione di figli volendo proteggerli da tutto e da tutti, regolando la loro vita, controllandola a ogni passo, al punto di decidere anche i loro giochi, e così ottenendo di mantenerli in uno stato puerile anche nell’età adulta.
 
E il bello è che i genitori invece a loro volta sono stati cresciuti con molta più libertà e indipendenza. Hanno avuto più possibilità di cimentarsi con gli ostacoli della vita, anche sgradevoli, anche con sconfitte, umiliazioni, rifiuti. Si sono fatti i calli, diremmo noi. Poi però hanno voluto proteggere i loro bambini da ogni esperienza sgradevole, e il risultato è che oggi c’è una generazione di giovani che ha bisogno di aiuto psicologico per superare la crisi di un brutto voto. Alla Brown University, lo psicologo Peter Gray, che tiene corsi di “resilienza”, ha notato che si arriva all’assurdo di studenti che cercano sostegno psicologico solo per un battibecco con un compagno: «Sono abituati che ogni loro contrarietà viene risolta dagli adulti»
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Tutto ciò non stupisce Lenore Skenazy. La nota opinionista e bloggista è diventata famosa negli Usa nel 2008, quando ha raccontato che lei e suo marito avevano dato il permesso al loro bambino di 9 anni di prendere da solo la metro per tornare a casa. Fu allora definita “la peggior madre d’America”. Francamente io l’ho molto ammirata, e oggi che sento parlare di ventenni che devono seguire corsi di “adulting” la ammiro anche di più. Lenore ha creato il movimento “Free range kids”, che vuole liberare i genitori dalla sensazione che i figli “siano in costante pericolo” e spingerli a concedere ai bambini più libertà: «Spero che interverremo meno e daremo più fiducia ai nostri bambini - ha commentato, alla notizia della creazione di corsi di “adulting” nelle università -. L’infanzia non deve essere perfetta. Deve avere i suoi ostacoli, fisici ed emotivi. Se daremo ai nostri bambini più tempo libero, senza tenerli sotto costante controllo, quando saranno giovani adulti, quando si troveranno davvero senza il controllo dei genitori, saranno molto più sereni».
 
I consigli purtroppo arrivano tardi per i diciottenni di oggi. Alcune università stanno raddoppiando l’assistenza psicologica, e altre tengono corsi di stress management e adulting, che li dovrebbero aiutare a crescere, a “maturare”. Ma in realtà a indurirli ci penserà la vita, e probabilmente faticheranno di più di quanto non abbiamo fatto noi delle altre generazioni. Ma per quelli che sono bambini adesso, non è troppo tardi.  Meglio un pianto in più ora che sono piccoli, meglio una delusione, meglio capire subito che non possiamo vincere tutti, che non scoprirlo di colpo a 18 anni.
 
 
 
 
 
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