MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Marchionne frena su General Motors e apre alla Silicon Valley

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Martedì 12 Gennaio 2016, 11:40
Archiviato lo scorporo della Ferrari da Fca e il debutto dal Cavallino anche a Piazza Affari, Sergio Marchionne punta di nuovo i riflettori su Fiat Chrysler che dovrà affrontare il 2016 senza il suo asset più prezioso nel portafoglio. Nel tradizionale incontro di inizio anno con i giornalisti al North American International Auto Show il manager italo-canadese inizia a parlare proprio della casa di Maranello: «Nel settore dell’auto è estremamente difficile prevedere cosa accadrà, ma vi avevo detto che quest’azienda poteva valere 10 miliardi. Aspettiamo qualche settimana per far stabilizzare la quotazione, commentare l’andamento del titolo in questa fase è sciocco: l’80% del capitale è stato distribuito agli azionisti e non tutti hanno gli stessi obiettivi e adottano la stessa strategia. Certo la Exor non venderà le sue quote. L’azienda è solidissima, la produzione potrà superare le novemila auto l’anno, ora è arrivato il momento di tornare a vincere il Formula 1».

L’ad di Fca passa a parlare del consolidamento e delle relazioni con la General Motors: «Non credo che prenderò un caffè con la signora Barra e non ci siamo fatti nemmeno gli auguri per Natale. Attualmente non c’è alcuna possibilità di dialogo con GM e nessuna prospettiva di allearsi. Resto convinto della necessità di un consolidamento nell’automotive e continueremo a lavorare in questa direzione. Le vetture connesse, ecologiche e che si guidano da sole hanno bisogno di investimenti ingenti, ma questo non ha nulla a che fare con le aziende della Silicon Valley».

Marchionne parla della strada intrapresa dall’Italia, del lavoro fatto dal governo e si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «Molte cose si possono migliorare, ma la direzione intrapresa è quella giusta. Nell’ultimo periodo ci sono state riforme di rilievo e ora il Paese è molto diverso da quello che ho trovato 12 anni fa. Ma come dice il premier Renzi ci sono troppi gufi in giro, bisogna toglierli di mezzo. Sull’Ilva abbiamo fatto quanto potevamo, non investiremo direttamente, l’azienda deve tornare competitiva. Su una cosa voglio essere chiaro una volta per tutte: non c’è alcun legame fra il piano 2018 e la ricerca di un partner.

Sono due percorsi paralleli che perseguiamo entrambi e soprattutto il primo abbiamo la volontà di realizzarlo. I target finanziari per il 2018 sono confermati, porteremo l’indebitamento a zero, realizzeremo profitti per 5 miliardi e un risultato operativo di 9 miliardi. Risultati impegnativi, ma una fase meno complessa di quella che abbiamo dovuto affrontare dal 2004 al 2007. Questi restano gli obiettivi e non è importante con quanti veicoli l’anno li centreremo. Prima solo io e Winterkorn davamo i target di vendita, ora sono rimasto da solo: non voglio più parlare di quanti vetture produrremo.

Il 27 gennaio avremo i risultati finanziari del 2015 e posso anticipare che saranno buoni, nella parte alta della forchetta nonostante la frenata della Cina e il crollo del Sudamerica che poco tempo fa nessuno prevedeva. Fca è uno dei pochi costruttori globali che realizza profitti in tutte le region dove opera. Certo il Nord America va meglio delle altre, cresciamo da 69 mesi di fila. Per la mia successione stiamo lavorando, può darsi che nel 2019 io e Elkann faremo un giornale, il John e Sergio News...».

Il Ceo Fiat Chrysler chiarisce anche il suo punto di vista su un’eventuale ingresso nel settore della mobilità dei giganti della new economy come Google e Apple: «Non voglio fare filosofia, ma non è importante cercare di prevedere cosa accadrà, c’è un’evoluzione naturale come c’è stata anche in passato nel settore dell’auto e sicuramente ci saranno tante nuove tecnologie che i costruttori utilizzeranno. Ma sarebbe da idioti schierarsi contro la Silicon Valley: noi continueremo a collaborare con Google come con altre aziende, sicuramente realizzeremo vetture più sofisticate e complesse.

I costruttori un tempo facevano tutto in proprio, nell’ultimo periodo realizzavano in casa solo i motori e le trasmissioni; con l’elettrificazione anche queste componenti possono arrivare dai fornitori, di solito le batterie e i propulsori elettrici non li fanno i produttori di auto. Riceverò Obama sullo stand Fca il 20 gennaio? Ci proverò, in quei giorni dovrei essere in Europa, vediamo se riesco a rientrare a Detroit».
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