Giorgio Ursicino
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di Giorgio Ursicino

Sainz, il capitano che non ti aspetti: condizione mentale, feeling con la Ferrari, l'appoggio di Vasseur

Sainz e Verstappen si fanno i complimenti dopo l'arriva a Suzuka in Giappone
di Giorgio Ursicino
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Martedì 9 Aprile 2024, 10:24 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 11:27

Certamente non sarà lui “Capitan Futuro”. Nonostante nei 4 anni trascorsi nella Motor Valley abbia fatto veramente cose egregie, il TP Frédéric Vasseur ha scelto proprio Carlos Sainz, in accordo con i vertici dell’azienda, per lasciare la Ferrari all’Imperatore britannico Lewis Hamilton. Il prossimo anno il 7 volte campione del mondo e pilota più vincente di tutti i tempi approderà a Maranello e Carlos dovrà togliere le tende. Un annuncio che avrebbe piegato chiunque. Oppure spinto a fare le barricate in casa. Niente di tutto questo. Il figlio d’arte di Madrid, oltre a pilotare magnificamente, è uno dei ragazzi più pacati e riflessivi del paddock. Potrebbe anche assumere un ruolo strategico per quanto bene conosce l’aria che tira nel Circus.

Per accogliere Lewis qualcuno si doveva sacrificare e Carlos ha capito le motivazioni di Fred considerandole soltanto delle «decisioni di lavoro» che non hanno influito neanche marginalmente sul rapporto personale fra i due. Per comprendere un atteggiamento apparentemente non facile da metabolizzare bisogna fare un giretto nella mente di Carlos. Junior è il figlio di Carlos Sainz senior, un signore che venerdì prossimo festeggerà 62 anni e lo scorso gennaio ha dominato la Dakar con un’astronave Audi a trazione elettrica. Junior è cresciuto a pane e controsterzi, sempre seguito da vicino da papà che gli ha svelato tutti i segreti più reconditi del motosport. Con il tempo si è trasformato in consigliere ed amico del celebre papà che ascolta sempre i consigli del figlio. Insomma, non è proprio una persona qualunque.

Messa da parte la sorpresa che poi tanto inattesa non era, in Carlos è scattato un piano dove nulla è lasciato al caso, tutto strategicamente programmato per trasformare un problema in opportunità. Correre per il Cavallino è sempre un privilegio, non si può sprecare una stagione nel cuore della carriera sull’altare della delusione. E poi vincere per la Ferrari vale sempre di più che in qualsiasi altra Scuderia.

Quindi, con tanta razionalità, ha affrontato la stagione motivato al massimo, rassicurato da Vasseur di cui non aveva certo bisogno. Carlos conosce Fred, sono sulla stessa lunghezza d’onda. Scendono in pista sempre per vincere, fino a l’ultimo chilometro dell’ultima gara.

Poi Carlos si è trovato in mano una carta formidabile per un driver licenziato: mettersi in mostra con la Rossa per essere il driver più appetibile sul mercato e poter scegliere dove andare, magari anche in Red Bull o Mercedes. Meglio di così. Sainz è partito ad Abu Dhabi psicologicamente in forma e non si è fatto abbattere a Jeddah neanche dall’appendicite che lo ha costretto a saltare la gara. Ma, ironia della sorte, ha trovato per strada un altro alleato: la SF-24, un bolide molto più docile e veloce della monoposto precedente. Charles è talento e istinto, riesce a fare la pole position anche con una vettura bizzosa. Con un Cavallino domato, invece, Carlos ha lasciato libero il Lauda che è in lui, sorprendendo tutti per quanto riesce ad essere lucido e consistente. Un approccio spiazzante anche per il principino che si è trovato sempre in inferiorità tecnica quando si sono incrociati in pista e Vasseur non ha certo interferito. Anzi spesso ha favorito l’esule semplicemente perché era messo meglio.

Che non sia un fulmine a ciel sereno, ma si tratti di un trend, sono i risultati a confermarlo. Sainz ha soli 4 punti meno di Leclerc pur avendo fatto una gara in meno. Nelle 3 corse fatte insieme lo spagnolo ha chiuso sempre davanti e nelle ultime due è partito davanti: uno smacco difficile da digerire. Con la Rossa progredita nei mesi invernali come nessun’altra, bisogna lavorare molto di fino con i Pirelli e Carlos appare più in palla. I pneumatici vanno “accesi” nel momento topico delle qualifiche e Carlos c’è riuscito meglio. Poi, stando davanti, ha avuto sempre le strategie migliori, non essendo sacrificato per marcare i rivali. Un compito finito al predestinato che non si lamenta ma nemmeno sorride.

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