OSIMO «Quella sera ho picchiato Ilaria, ma non la volevo uccidere. La amavo con tutto il mio cuore». Si è difeso tra le lacrime e qualche «non ricordo» Tarik El Ghaddassi, il 42enne marocchino accusato di aver massacrato di botte la moglie, Ilaria Maiorano, la notte dell’11 ottobre del 2022. Il delitto, nella loro abitazione di Padiglione, dove c’erano anche le figliolette, di 7 e 9 anni, ore accolte in una casa-famiglia.
I frammenti
Ieri, nel processo che lo vede imputato per omicidio volontario aggravato, il marocchino ha dato la sua versione dei fatti, ricostruendo i frame di quella notte: dal litigio «per motivi di gelosia», alla colluttazione con la 41enne («schiaffi e spinte») fino alla caduta dalle scale della donna.
Le registrazioni
I tanti «non ricordo» sono arrivati quando il procuratore ha letto le intercettazioni delle conversazioni in carcere tra il 42enne e i suoi familiari. In una, lui avrebbe detto: «L’ho picchiata con i rubinetti che erano in garage». E ancora: «L’ho picchiata con la mano, ecco perché è gonfia». In un’altra, si sente dire: «Tarik, l’hai ammazzata di botte?». La risposta: «Zitta ci sono delle persone». Viene ripetuta quella che sembra essere una domanda. E lui: «Non parlare così, mi fai soffrire di più». Prima dell’imputato, difeso dall’avvocato Domenico Biasco, sono stati sentiti alcuni familiari del 42enne. In un’intercettazione un parente dice: «Pensavo l’avesse presa a bastonate, non che arrivasse a tanto». Le bimbe sono tutelate dagli avvocati Giulia Marinelli e Arianna Benni. Il fratello e la mamma di Ilaria dal legale Enrico Ciafardini. Si prosegue il 5 aprile.