C'è un giallo nella commercializzazione del marrone di Segni, prodotto cult, conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Infatti, il prezzo del marrone, definito Il re delle castagne italiane, è calato vertiginosamente. Fino a pochi giorni fa agli agricoltori veniva riconosciuto un prezzo all'ingrosso di due euro al chilo. Adesso, invece, molti grossisti, provenienti in gran parte dal Nord e dal Centro Italia non ritirano più il prodotto ed al massimo riconoscono ai coltivatori un prezzo di 20 centesimi di euro al chilogrammo, che non ripaga neanche delle spese sostenute. Messi alle strette tanti coltivatori della zona dei Monti Lepini, preferiscono risparmiare i costi della raccolta e lasciare i marroni sugli alberi o sul terreno. Chiusa anche la cooperativa del marrone segnino. A questa incredibile situazione si è arrivati perché è stata diffusa la voce secondo cui i marroni sono stati infettati da un fungo che dopo una decina di giorni farebbe marcire il prodotto.
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Piero Cascioli, sindaco di Segni, città che produce 20 mila quintali di marroni all'anno, è sinceramente amareggiato.
«In nessuna regione italiana - dice - si ha notizia dello sviluppo di un fungo che fa marcire i marroni. Non vedo perché questa situazione dovrebbe verificarsi solo a Segni. In realtà il prezzo delle castagne e dei marroni è crollato in molte regioni d'Italia in quanto c'è un eccesso di produzione. Inoltre sono aumentati enormemente i costi per l'essicazione effettuata per produrre farine, eseguita al giorno d'oggi con combustibili. Bisogna intervenire immediatamente per non danneggiare un settore che ha superato da poco una profonda crisi a causa dell'infezione del Cinipide». Il presidente Poli nei prossimi giorni sarà a Segni ed insieme al Sindaco ed alle associazioni dei produttori decideranno il da farsi. «Siamo intenzionati - afferma Renato Cacciotti, vicesindaco di Segni - a mettere in atto tutte le iniziative per difendere un prodotto conosciuto nel mondo. Io da diversi giorni ho conservato i marroni e non ho notato nessuna anomalia». A difesa dei castanicoltori scende in campo anche la Compagnia dei Lepini, ente cui aderiscono dieci comuni in provincia di Roma e dieci in provincia di Latina. «A Segni - afferma Quirino Briganti, presidente della Compagnia dei Lepini - sta succedendo qualcosa di grave. Infatti la notizia sulla nascita di un nuovo fungo, potrebbe essere diffusa anche nei comuni vicini e nelle altre parti d'Italia. Le autorità scientifiche, le associazioni di categoria e gli enti sovracomunali devono scendere immediatamente in campo e chiarire l'equivoco. Per combattere il terribile Cinipide del castagno che ha ridotto quasi a zero la produzione di frutti negli anni scorsi è stato fatto un grande lavoro con l'impegno di molti agricoltori. Non vorremmo che tutti questi sforzi fossero vanificati per la diffusione di notizie insensate».