Alessandro Preziosi riscopre l'invenzione di Totò

L'attore napoletano protagonista di un recital sul principe De Curtis nei teatri abruzzesi

Alessandro Preziosi in Totò con Daniele Boniviri
di Antonio Di Muzio
3 Minuti di Lettura
Lunedì 20 Marzo 2023, 19:34 - Ultimo aggiornamento: 19:51

«“'A Livella è il punto di congiunzione tra Totò e il principe De Curtis». Alessandro Preziosi protagonista di “Totò, oltre la maschera”, in tournée in questi giorni anche in Abruzzo (a Ridotto del Teatro dell'Aquila e al Teatro Marrucino di Chieti nella stagione di prosa organizzata da Davide Cavuti - in foto con Preziosi), ha (ri)scoperto il personaggio comico per antonomasia, che ha fatto la storia del cinema, della tv e del varietà.

Il critico teatrale Claudio Meldolesi nel 1987 scrisse un saggio dal titolo emblematico “Da Totò a Gadda. Sei invenzioni sprecate del teatro italiano”. Totò sprecato perchè nessuno ha avuto il coraggio nel tempo di riprendere i tratti salienti di un personaggio che è entrato nell'inconscio collettivo. Una comicità anche violenta, sguaiata, distruttiva, come dicevano i critici di allora fatta di “lazzi e mossette di dubbio gusto”, allo stesso tempo, però, una comicità caratterizzata dal linguaggio corporeo per far coagulare la lingua universale della maschera. Solo adesso, però, sappiamo quanto l'artista napoletano «ha inciso nel costume e nell’immaginario italiano. In passato non si aveva il coraggio di riconoscerci nello specchio di una comicità impietosa che ci restituiva l’immagine derisoria dei nostri difetti, della vacua pomposità del nostro modo di parlare, del deprimente divario tra apparenza e realtà». Preziosi in giacca e cravatta («è la prima volta che la indosso a teatro» ha confessato) in piedi con un leggio, qualche faretto e con l'accorata e suggestiva “colonna sonora” del chitarrista Daniele Boniviri, omaggia il Principe De Curtis con uno Zibaldone napoletano fatto di lettere, ricordi, interviste, poesie, lettere, canzoni, pensieri di un personaggio che si sentiva (e lo era...) estremamente solo, pensava di notte, non sopportva i rumori e che “odiava” la maschera e la “divisa” da lavoro di Totò che grazie al quale però «non potrei farmi neppure un uovo al tegamino».

Le note di “Malafemmena (interpretazione molto teatrale e carica di pause) entusiasmano il pubblico del Marrucino (sempre più gioiello d'Abruzzo), ma è con "'A Livella" che Preziosi concede il colpo di tacco finale del fuoriclasse (un omaggio a Maradona...). L'interpretazione a “doppia voce” tra il nobile marchese (che ricorda molto i dialoghi di Montesano degli anni '70 a Gran Varietà tra il barone Dudù Cavacecere e il marchese Cocò di Caprarello) e il netturbino Gennaro Esposito (molto troisiano) è un pezzo da non perdere e racchiude la simbiosi Totò-De Curtis. Il monello e il signore, l'istinto e il superego, come scriveva Fellini su Fare un Film su I Clownil Bianco e l'Augusto. E Preziosi riesce a unire le due figure in un'interpretazione che commuove e che ci fa sempre ricordare: «Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!
»

© RIPRODUZIONE RISERVATA