Benzinaio morto dopo un pugno: ora si indaga per omicidio preterintenzionale

Gianfranco Pigliacampo aggredito nel suo distributore di Cologna Spiaggia, a Roseto: morto ad aprile scorso a 53 anni

Benzinaio morto dopo un pugno: ora si indaga per omicidio preterintenzionale
di Teodora Poeta
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 08:51

C’è una svolta nella vicenda dell’aggressione avvenuta la mattina del 13 luglio del 2019 al distributore di benzina Ip di Cologna Spiaggia, a Roseto, in provincia di Teramo, quando per futili motivi il 44enne Giuliano De Silvio ha sferrato un pugno in testa al benzinaio Gianfranco Pigliacampo, provocandogli lesioni gravissime per cui è in corso un processo. De Silvio adesso è anche indagato per omicidio preterintenzionale. Il nuovo fascicolo, le cui indagini sono in corso, è stato aperto in seguito all’invio degli atti alla procura da parte del tribunale al termine dell’ultima udienza del processo per lesioni gravissime, durante la quale è emerso che lo scorso aprile Pigliacampo, che era parte civile, è deceduto a 53 anni al policlinico Gemelli di Roma. Secondo il suo legale, l’avvocato Vittorio Sabatini, il benzinaio sarebbe morto «in seguito a quell’evento». Ma per poterlo confermare, la procura dovrà eseguire ulteriori accertamenti.


LA CONSULENZA

Ieri, intanto, davanti alla giudice monocratica Claudia Di Valerio è stata depositata la consulenza dell’accusa, svolta dal medico legale Giuseppe Sciarra sulle lesioni riportate da Pigliacampo in seguito al pugno che lo ha costretto a rimanere 38 giorni in coma farmacologico nel reparto di Rianimazione del Mazzini. L’inizio di un lungo calvario per il benzinaio che da quel momento in poi «è cambiato, fino a morire», come hanno raccontato pure la moglie Helga Terlizzi e la figlia Lorenza. Mentre va avanti il processo per lesioni gravissime in cui è imputato De Silvio (difeso dall’avvocato Gianfranco Di Marcello), i familiari di Pigliacampo oggi sono convinti che quello stesso uomo, che lo ha colpito al volto con un pugno, sia responsabile anche della sua morte.

A parlare per lui ci sarebbe la corposa cartella clinica del policlinico Gemelli dove il benzinaio era in attesa di un trapianto del fegato per una «cirrosi non da alcool», così com’è stato diagnosticato. «Quando è rimasto in coma gli avevano dato pochissime possibilità di sopravvivenza, ma dopo che l’emorragia cerebrale si è ritirata e lo hanno svegliato, non è tornato più quello di prima», avevano raccontato la moglie e la figlia di Pigliacampo. Nei 4 anni successivi Gianfranco ha vissuto una vita diversa e con lui i suoi cari. «I danni che ha riportato sono stati moltissimi. Aveva tutto il lato sinistro del corpo paralizzato. Da quella parte non vedeva con un occhio e non sentiva con un orecchio. Camminava con il bastone e non voleva accettare la sua condizione».

Ha dovuto subire anche altri delicati interventi chirurgici, «fino a quando non gli hanno diagnosticato l’inizio di una cirrosi non alcolica e la necessità di un trapianto del fegato che solo al Gemelli avrebbero fatto, anche perché era giovane». I medicinali che assumeva da dopo l’aggressione erano molti. De Silvio sarebbe arrivato a Cologna Spiaggia, lì al distributore dov’è successo tutto, dopo una telefonata di suo figlio che aveva già discusso col benzinaio. All’epoca si parlò anche di uno scontrino, mai rinvenuto però, da 20 euro, emesso dalla colonnina della benzina che doveva essere cambiato. Ma di questo non si fa alcun riferimento nel capo d’imputazione. C’è anche da ricordare che in quello stesso pomeriggio De Silvio si è poi presentato spontaneamente dai carabinieri insieme al legale, facendo cadere l’unico presupposto per cui la procura era già pronta a chiederne il fermo: il pericolo di fuga.

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