Morte della pittrice Flavia Di Bonaventura, pena ridotta in appello all'investitore

L’investitore 35enne si trova ancora agli arresti domiciliari. La condanna scende da 7 anni a 4 anni. Il padre della 22enne uccisa: «La verità accertata è stata interamente confermata»

Morte della pittrice Flavia Di Bonaventura, pena ridotta in appello all'investitore
di Teodora Poeta
4 Minuti di Lettura
Martedì 24 Ottobre 2023, 13:38

Con un concordato in appello il 35enne di Atri, Davide De Felicibus, ancora agli arresti domiciliari dal 27 agosto dello scorso anno, ieri, si è visto diminuire la pena a 4 anni 10 mesi e 20 giorni di reclusione grazie alla concessione delle attenuanti generiche per l’omicidio stradale e guida in stato di ebbrezza in cui è morta la 22enne di Roseto, Flavia Di Bonaventura. Nell’incidente, avvenuto lungo la statale 16 a Pineto, in provincia di Teramo, erano rimasti coinvolti anche altri due amici della ragazza, Simone e Cristina, che quella sera del 22 agosto 2022, erano usciti con Flavia per andare a ballare in un locale della costa. Loro, nonostante i politraumi e le fratture riportate nello schianto delle bici con l’auto senza assicurazione guidata da De Felicibus, fortunatamente ce l’hanno fatta.

 


IN PRIMO GRADO
Ad aprile il 35enne era stato condannato in primo grado con il rito abbreviato a sette anni di reclusione (difensori gli avvocati Ida Nardi e Massimo Galasso in appello). Ed è proprio dalle motivazioni della prima sentenza che emerge la ricostruzione di quella sera, con il gip che ha sottolineato che De Felicibus nonostante il dispositivo d’illuminazione posteriore della bici condotta da Simone, sul cui portapacchi c’era Flavia, non funzionasse, «non si era nemmeno avveduto della presenza del velocipede di Cristina dotato di luci di segnalazione», e li avrebbe travolti lo stesso. I tre ragazzi sono stati investiti da una Panda senza neanche la copertura assicurativa di proprietà di un familiare del 35enne che si era messo alla guida dopo aver finito il turno di lavoro e aver bevuto. Sempre dalla ricostruzione è emerso che De Felicibus correva, è stato calcolato che andava a più di 120 chilometri orari, e con i fari abbaglianti accesi.

Le due biciclette procedevano in fila indiana poco prima che arrivasse l’auto. Mentre Cristina è caduta a terra, ma ce l’ha fatta a rialzarsi per correre subito verso gli altri due amici, Flavia e Simone sono stati tamponati, scaraventati sul cofano e sul parabrezza della Panda, per poi finire sul tetto e essere infine proiettati in avanti, sull’asfalto.

LE FERITE
Una sequenza di colpi durissimi che non hanno dato scampo alla povera Flavia, con la piena responsabilità del conducente che è stata adesso acclarata anche in secondo grado dove sono stati dichiarati inammissibili tutti i motivi d’appello. Ma Flavia continua a vivere perché, rispettando la sua volontà, i genitori, nonostante il dolore, hanno fatto il grande gesto d’amore di donare i suoi organi: polmoni, fegato e reni. E diverse sono state anche le manifestazioni organizzate proprio in suo ricordo, a Roseto, a dimostrazione dell’affetto che continua a circondare la famiglia Di Bonaventura. L’ultima, questa estate, legata all’arte, “Il bello resta”, perché Flavia era un’artista, studiava all’Accademia di belle arti di Roma, e tra i pennelli e le tavolozze c’era cresciuta. In famiglia era considerata l’erede della dinastia dei “pittori della luce”: i Celommi. Aveva un talento naturale. La sua vita è stata spezzata troppo presto, ma il suo ricordo è ancora vivo.

I GENITORI
«Pur nel dramma, che nulla potrà mai ridurre, ci conforta che la giustizia abbia fatto il suo corso con l’accertamento delle responsabilità. Avevamo a cuore solo questo, la verità, accertata in primo grado ed interamente confermata in appello», dice il papà di Flavia, Antonio di Bonaventura. Mentre il legale della famiglia, l’avvocato Claudio Iaconi, afferma: «Abbiamo positivamente preso atto della decisione dell’imputato di rinunciare a tutti i motivi d’appello che puntavano a mettere in discussione il merito della vicenda, validandosi così la severa ricostruzione del primo grado di giudizio. Ciò gli ha consentito, secondo il codice, di vedersi accordato uno sconto di pena sul dato dell’incensuratezza, un aspetto sul quale la parte civile non può interferire, che appunto lascia intonsa le responsabilità, che è quel che vale ed interessa».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA