Nonostante il dispositivo d’illuminazione posteriore della bicicletta condotta quella sera da Simone - sul cui portapacchi c’era Flavia - non funzionasse, secondo il gip Lorenzo Prudenzano, Davide De Felicibus, «che non si era nemmeno avveduto della presenza del velocipede di Cristina dotato di luci di segnalazione», li avrebbe travolti lo stesso. Anche se avessero avuto in quel momento le luci. È quanto emerge dalle motivazioni della condanna a sette anni con rito abbreviato, recentemente depositate, per De Felicibus, il 34enne di Atri, ancora agli arresti domiciliari (difeso dall’avvocata Ida Nardi), che lo scorso 22 agosto ha investito e ucciso la giovane pittrice rosetana Flavia Di Bonaventura, 22 anni, e ferito i suoi due amici, Cristina e Simone, sulla statale 16 Adriatica a Pineto, in provincia di Teramo.
Nei suoi confronti non è stato possibile riconoscere le circostanze attenuanti generiche perché «i fatti sono gravi – si legge - il grado della colpa ascrivibile all’imputato è elevatissimo, tenuto conto della concorrenza di guida in stato di ebbrezza e di guida a velocità più che doppia rispetto a quella massima consentita dalla legge, peraltro in orario notturno. Si deve aggiungere la scelleratezza dell’utilizzo di una vettura priva di copertura assicurativa.
Da un filmato acquisito dalla polizia giudiziaria, che però non riprende il momento dell’impatto, gli inquirenti hanno visto le due bici transitare pochi istanti prima sulla Ss16 in fila indiana, mantenendo la destra e accertare, invece, che la Panda con il 34enne alla guida andava veloce (è stato calcolato a più di 120 chilometri orari) e con i fari abbaglianti accesi. Dopo Cristina, che è caduta a terra ma è riuscita subito a rialzarsi per correre dai suoi amici, l’auto ha letteralmente tamponato Flavia e Simone che, invece, sono stati scaraventati sul cofano e sul parabrezza della Panda, per poi finire sul tetto ed essere infine proiettati in avanti, sull’asfalto. Quella sera Flavia non ce l’ha fatta a sopravvivere, ma i suoi genitori, acconsentendo ad una sua volontà, hanno donato i suoi organi.
Teodora Poeta
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