Legnini: «Ecco la mia verità su Tercas e Jacobini»

Legnini: «Ecco la mia verità su Tercas e Jacobini»
di Saverio Occhiuto
4 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Giugno 2020, 14:45
Come sta presidente? «E come volete che stia...?» Giovanni Legnini non nasconde la sua amarezza. Dopo l'esplosione del caso Palamara, personaggio su cui l'ex vice presidente del Csm ha già espresso da tempo il suo giudizio (“ho sbagliato a fidarmi di lui”), l'attuale commissario per la ricostruzione post sisma del centro Italia continua a essere tirato in ballo dal Grande fratello. Conversazioni telefoniche e intercettazioni ambientali senza rilevanza penale per il personaggio di Roccamontepiano, diffuse da alcune testate giornalistiche in riferimento all'inchiesta aperta dai pm di Perugia sulle presunte nomine pilotate nelle procure. Questa volta per una vicenda che chiama in causa l'Abruzzo. Si tratta delle conversazioni che Legnini avrebbe avuto con l'ex condirettore della Popolare di Bari, Gianluca Jacobini, finito ai domiciliari proprio per il crac dell'istituto bancario che ha assorbito Tercas e Caripe.

 Quest'ultimo, in una conversazione estrapolata dalla innumerevole mole intercettazioni, si sarebbe vantato di avere fatto nominare il procuratore di Bari, Anna Maria Tosto, proprio su interessamento di Legnini. Ed è questo che, secondo le ricostruzioni di stampa, porterebbe al caso Palamara. Inoltre la Popolare di Bari aveva in gestione la tesoreria del Consiglio superiore della magistratura e anche questa coincidenza avrebbe fatto ipotizzare l'esistente di rapporti stretti tra l'amministratore della banca pugliese e i vertici di Palazzo dei Marescialli. Ma tra gli atti oggetto della intensa campagna di “ascolto”, sarebbe saltato fuori anche un altro nome, quello dell'avvocato abruzzese Sergio Della Rocca, originario di Popoli, descritto come una sorta di anello di collegamento tra Jacobini e lo stesso Legnini, per il quale il legale pescarese si sarebbe speso anche nella campagna elettorale delle ultime regionali che vide Legnini candidato governatore del centrosinistra, poi sconfitto nella sfida con Marco Marsilio.

Vicino al Pd, simpatizzante della prima ora del partito di Antonio Di Pietro, Della Rocca è in realtà un personaggio con cui un po' tutti hanno avuto a che fare in Abruzzo nell'ambito dell'attività politico-amministrativa. Non fosse altro che per via dei suoi innumerevoli incarichi e consulenze ricoperti negli enti pubblici e nel sistema bancario: dalla Fira (la finanziaria regionale), a Caripe e Tercas, passando dall'Aca (l'azienda consortile acquedottistica), a Tua. Sino ai rapporti stretti con Confindustria e l'Ance, l'associazione regionale dei costruttori; la Provincia di Pescara. Della Rocca è noto anche per la sua brillante attività forense: non ultima la difesa dell'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, nell'indagine sulla tragedia di Rigopiano. Ma ecco come l'ex vice presidente del Csm risponde sulle ultime notizie di stampa che lo chiamano nuovamente in causa, inserite nella complessa vicenda Palamara.

Legnini che rapporti ha avuto con Jacobini all'epoca del suo incarico al Csm?

«Normali rapporti istituzionali, come con tanti altri. Ho già chiarito diverse volte che in alcun modo mi sono mai occupato delle vicende legate alla tesoreria del Csm, di competenza degli organi tecnici, né del salvataggio di Tercas».

Jacobini avrebbe tuttavia millantato un suo presunto interessamento sulla nomina del procuratore di Bari.

«Non so dove e quando lo abbia fatto, ma si tratta appunto di millanterie. Il procuratore generale di Bari è un magistrato integerrimo e di altissima professionalità. La sua nomina fu disposta nel 2015 all'esito di un confronto molto acceso in plenum. Gli atti e i verbali sono lì a dimostrarlo. Figuriamoci come avrebbe potuto entrare Jacobini in questa vicenda. Stiamo davvero parlando del nulla».

Che ruolo avrebbe avuto l'avvocato Della Rocca nella sua campagna elettorale?

«Nessuno in particolare, se non di sostegno da semplice cittadino, come quello di tantissimi altri. Il suo orientamento politico è tra l'altro noto da trent'anni. Si tratta di uno degli avvocati più affermati in Abruzzo e non ho ben compreso come e perché sia stato turato in ballo nelle vicende di cui si parla».

Banche, politica, magistratura. Qualcuno sembra ipotizzare un intreccio di interessi che anche in Abruzzo avrebbe condizionato tutto. Ma si può davvero parlare di sistema?

«Questo qualcuno, e mi riferisco a un certo giornalismo schierato e scandalistico, si produce solo in illazioni. Un concetto molto lontano dalla ricerca della “verità” che dovrebbe ispirare chi fa informazione. I fatti e gli atti ci raccontano ben altro rispetto a quanto è stato scritto».

Proviamo a riassumerli questi fatti.

«Come è perché Tercas fu salvata dalla Popolare di Bari è scritto in atti ed è stato oggetto di esame attento da parte dell'Autorità di vigilanza. Come e perché la banca pugliese sia poi andata in dissesto finanziario è oggi oggetto di accertamento da parte della magistratura pugliese. Ci sono indagini e processi da celebrare. Il resto sono chiacchiere».

Dunque nessuna preoccupazione da parte di Legnini?

«Soltanto una: la sorte dei dipendenti e dei territori dove gli sportelli bancari saranno chiusi. Ma non spetta a me farlo. Oggi mi occupo delle speranze di ricostruzione e di ripresa delle quattro regioni colpite dal sisma del 2016 e del 2017. Ed è a questa causa, a null'altro, che sto dedicando tutte le mie energie».
© RIPRODUZIONE RISERVATA