Almeno sei aziende, tra le quali un’officina meccanica di medie dimensioni dell’Aquila ed un’altra importante società di Avezzano, truffate negli ultimi tempi per quasi un milione di euro da parte di vere e proprie organizzazioni criminali, a quanto pare cinesi, (tra i leader nello cyber spionaggio) che identificati i target da attaccare, operano attraverso operazioni di spionaggio a tutto tondo per carpire dati sensibili: numero di telefono, abitudini dei vertici aziendali, spostamenti, hobby, profili su Facebook oppure su altri social network etc. Il secondo step accertato dalla Polpost dell’Aquila, riguarda l’intercettazione delle mail private di dirigenti e di aziende più in generale, attraverso l’istallazione nei personal computer di virus spyware. Comunicazioni da essere poi manipolate nel momento in cui l’azienda attaccata ha praticamente concluso contratti per l’acquisto di beni e/o servizi per centimaia di mila euro.
A quel punto “l’uomo di mezzo” approfittando di un possibile buco da parte della filiera di comando, (ad esempio assenza momentanea del contabile o dirigente di turno) modifica gli accordi presi poco prima, riesce ad anticipare e a spostare il cospicuo pagamento su altri conti correnti bancari. In più di un caso, ad esempio, il cyberattacco è stato affinato con altra tecnica: la riproduzione fedele della voce del dirigente di turno, o del responsabile acquisti, con il personal computer che è riuscita a tradire l’impiegato di banca più scrupoloso che ha poi avallato l’operazione di pagamento. Secondo quanto già accertato, le cospice somme di denaro illecitamente introitate sono finite in conti correnti di banche cinesi. Lo sforzo degli agenti della Polizia postale dell’Aquila è massima e si avvale anche di particolari database che tra le altre cose riescono a segnalare se altre forze di polizia si stanno occupando del caso specifico.
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