Perde la casa venduta all'asta a Pescara, lo sfogo di una mamma: «Dormirò in auto con i miei figli piccoli»

«Ho uno stipendio alto per avere un alloggio popolare e basso per prenderlo in affitto, tutto questo è assurdo. Qualcuno mi aiuti, ho anche una sorella disabile»

Perde la casa venduta all'asta. «Dormirò in auto con i miei figli piccoli»
di Bruno D'Alfonso
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Giovedì 6 Luglio 2023, 08:51 - Ultimo aggiornamento: 16:46

Da oggi  Patrizia Carletti, 44 anni, residente a Città Sant’Angelo, in provincia di Pescara, non avrà più un tetto sotto cui crescere i suoi bimbi di 3 anni e 11 mesi ed accudire la sorella disabile. L’appartamento di famiglia in cui vive, di proprietà dei genitori entrambi deceduti, è stata venduto all’asta immobiliare giudiziaria su richiesta della banca che ne aveva registrato l’insolvenza del mutuo loro erogato. Per questo motivo Patrizia, da tempo, è alla ricerca di una sistemazione in affitto, ma nessuna agenzia o privato le avrebbe concesso un’abitazione in locazione. E ciò perché il suo reddito di operatrice sanitaria Asl, non le viene riconosciuto come garanzia sufficiente per condurre un immobile. Riscontrate queste difficoltà, si è rivolta agli uffici del Comune chiedendo una casa popolare non riuscendo ad ottenerla, perché il suo reddito, in questo caso, la escluderebbe dalle graduatorie proprio perché titolare di un reddito fisso.

Il caso

«Non so cosa fare, sono terrorizzata al pensiero di dormire in macchina, e forse lo farò proprio davanti al Comune. Ma i bambini sono molto piccoli, forse riceverò ospitalità da parenti e amici ma sarà solo per qualche giorno. Ho uno stipendio alto per avere una casa popolare e basso per prenderla in affitto, tutto questo è assurdo».
Davvero un paradosso, sentirsi negare una casa in locazione nonostante una retribuzione di circa 1.300 euro, con la beffa di sentirsi rifiutare un alloggio popolare perché il reddito è alto. Tanti elementi concomitanti, forse, che non sono stati presi in considerazione da chi ha responsabilità di politiche della casa e sociali, come ad esempio altri familiari a carico con disabilità oppure la tenerissima età dei figli. Il sindaco Matteo Perazzetti ha confermato di aver ricevuto la richiesta di aiuto della mamma in difficoltà: «Abbiamo attivato i servizi sociali per l’assistenza in emergenza, per sostenere le spese di una sistemazione provvisoria in attesa che la signora trovi un appartamento. Purtroppo il reddito - ha concluso il primo cittadino di Città Sant’Angelo - non le consente l’assegnazione di una casa Ater, essendo una dipendente pubblica con un reddito fisso».

Le contraddizioni

E così nell’era dell’occupazione selvaggia, che mai come in questo periodo fa denotare il problema abitativo di tanti disperati italiani e stranieri, si registrano anche contraddizioni di questo tipo, come quello di un lavoro onesto e retribuito regolarmente che può diventare elemento discriminatorio per ottenere un tetto sotto cui vivere.

Questo caso non è sicuramente il primo né l’ultimo, la soglia di povertà aumenta e le famiglie monoreddito fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese. Lo conferma lo stesso Perazzetti: «Ci sono stati sempre problemi di persone che purtroppo vivono questa situazione e si ritrovano sfrattate. Come abbiamo sempre fatto, seguiamo l’iter che la legge prescrive, attivandoci nell’accogliere la famiglia nella fase emergenziale per poi metterla al sicuro con le procedure di aiuto - ha spiegato il sindaco - per trovare una casa in affitto qualora vi sia un reddito da parte della stessa. In alternativa, la casa d’emergenza va richiesta alla Regione».

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