Anfore romane in giardino, l'ex pescatore 94enne indagato: «Sono lì da 60 anni, non andrò in tribunale»

«A questa età non credo che vorranno caricarmi su una camionetta e portarmici per forza», avrebbe detto l'uomo, accusato di aver tenuto illegalmente i due reperti nella propria abitazione

Anfore romane in giardino, l'ex pescatore 94enne indagato: «Sono lì da 60 anni, non andrò in Tribunale»
di Francesco Marcozzi
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Mercoledì 17 Aprile 2024, 08:00

Le anfore ripescate sessant’anni fa in mare sono ancora lì. Fanno bella mostra di sé nel piccolo giardino di Berardo Racinelli, che a settembre compirà 95 anni. È indagato per aver ripescato quelle anfore romane senza avvertire nessuno e averle tenute illegalmente nel giardino. «Ma l’ho fatto alla luce del sole - dice - chiunque passa le può ammirare, se avessi solo pensato che fossero pezzi pregiati e denunciarne il possesso lo avrei fatto io. I carabinieri mi hanno svegliato la mattina presto per dirmi che ero stato denunciato perché le detenevo illegalmente». Ricorda ancora: «Mi dissero che, essendo indagato e quindi dovendo comparire in tribunale, mi sarei dovuto trovare un avocato difensore. Non sapevo nemmeno di che parlavano, mi aiutava mia moglie a capire. E, quando ho detto che non mi sentivo colpevole di nulla e che non volevo alcun avvocato, me ne hanno assegnato uno d’ufficio, che io, peraltro, non ho mai avuto il piacere di sentire», dice l’anziano pescatore.

Anfore romane nel giardino, indagato ex pescatore di 94 anni. «Non sapevo che avessero valore»

IL DIFENSORE

L’avvocato Nicola Rago, suo difensore d’ufficio, dice: «Non ho ancora alcun atto.

Comunque proverò a chiamarlo, ma che si può volere da una persona di novant’anni?». L’indagato, dal canto suo, sente tutto il peso dell’età. «Mi sento come uno che ha superato i novant’anni, per fortuna la mente è ancora lucida, ma le gambe non sono quelle di una volta e ho altri acciacchi tutti derivanti dall’età, ma anche frutto di una vita faticosa quale quella del marinaio. A questa età io non andrò sicuramente in Tribunale e non credo che vorranno caricarmi su una camionetta e portarmici per forza». E la moglie conferma: «Esce poco di casa, fa fatica a salire le scale, non credo che permetterò che lo portino a Teramo, tra l’altro non ha fatto niente. Ha pescato quelle anfore, come in molti altri hanno fatto sessant’anni fa e, come ho già avuto modo di dire, tanti colleghi marinai le hanno ancora nelle loro case e non è successo mai niente».

I CARABINIERI

Erano i carabinieri della Tutela Patrimonio culturale, Nucleo dell’Aquila che gli hanno recapitato l’avviso di garanzia, atto che riferisce come capo di reato «perché al fine di procurare a sé o agli altri un profitto, acquista, riceve o occulta beni culturali provenienti da un qualsiasi delitto, nello specifico due anfore biansate (munite di due anse o manici, ndr) di epoca romana custodite all’interno della propria abitazione». I militari gli hanno anche comunicato che poteva avere ulteriori informazioni presso l’autorità procedente, la procura di Teramo (pm Greta Aloisi), dove pende ancora nei suoi confronti un procedimento penale. E il verbale del Nucleo carabinieri aquilano recita così: «Le anfore vengono sequestrate in quanto di verosimile natura archeologica detenute senza alcun titolo autorizzativo, ritenute di interesse archeologico e di proprietà statale. Le due anfore risultano inamovibili sia dai supporti metallici sia dalla pavimentazione a terra alla quale i treppiedi che le contengono risultano ancorati». E così ora, come dice il verbale, Berardo Racinelli ora ne è diventato il custode e dovrà mostrarle a ogni controllo sempre è in attesa di comparire in tribunale. Della vicenda è stata informata anche la Sovrintendenza dell’Aquila. Le due anfore, alla fine del procedimento, potrebbero finire al Museo archeologico di Giulianova.

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