Viterbo, la crisi in Provincia: per Camilli
«il risultato di una guerra tra bande»

Piero Camilli
di Simone Canettieri
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Mercoledì 15 Gennaio 2014, 10:57 - Ultimo aggiornamento: 17:22

VITERBO - Una guerra tra bande per accaparrarsi qualche poltrona. Duro e diretto, come nel suo stile, l'assessore Piero Camilli sulla crisi che si aperta a Palazzo Gentili. Mentre le trattative per scongiurare l'arrivo del commissario si susseguono frenetiche. Se lo chiedono un po' tutti. Di sfuggita i quattrocento dipendenti dell'ente e, con il cuore in gola, i sessanta precari a cui a fine mese scadrà il contratto. Faranno pace i nostri eroi in questi venti giorni di limbo che separano la Provincia da un commissario prefettizio? O meglio: riusciranno gli alchimisti del centrodestra a trovare la formula magica per far tornare in sella Marcello Meroi?

Le trattative sono in corso. Ieri mattina sono stati avvistati diversi consiglieri di FdI, Ncd ed ex Udc. Al momento si vedono tra loro, divisi in gruppi. Fratelli d'Italia nei prossimi giorni convocherà una conferenza stampa: potrebbe essere la resa agli alfaniani («Ok, sacrifichiamo un assessore») o l'annuncio di una lotta continua («Noi non ci muoviamo di un mil-li-me-tro»).

La clessidra intanto scorre e sicuramente fino alla deadline del 2 febbraio le trattative (se ci fosse un'opposizione le chiamerebbe suk) andranno avanti. Come va avanti la vita amministrativa dell'ente.

Ieri mattina Marcello Meroi si è presentato in ufficio, ma non per fare gli scatoloni. «Va avanti la normale amministrazione in questi venti giorni: non farò nomine, ma sbrigherò gli affari correnti e importanti per il territorio».

Tutti al proprio posto di combattimento. Anche gli assessori. A partire da Piero Camilli (FdI), vulcanico responsabile di un settore strategico come quello dei Lavori Pubblici. Il ”Comandante” ieri pomeriggio stava nel suo ufficio al secondo piano di Palazzo Gentili a mettere in ordine le ultime pratiche per sbloccare i primi 3 milioni di mutuo arrivati per rifare le strade. Non sembrava preoccupato dalla spada di Damocle che pende anche sulla sua poltrona. «Piuttosto - ha detto - è un peccato che la situazione abbia preso questo andazzo proprio ora che eravamo riusciti ad accedere a finanziamenti per il territorio». Fin qui la premessa, ma se si chiede a Camilli il perché di questa ennesima crisi il taccuino viene inondato da parole di fuoco: «E’ una guerra tra bande, fatta da persone che sono morte politicamente e quindi cercano un po’ di visibilità. Con i vari rimpasti sono state ripescate le ultime fila. Guardate nel gruppo del Nuovo centodestra chi è entrato: Laura Allegrini, era ottava». L’assessore - con la sua lingua - asfalta tutti: «Non so se si troverà un accordo, stiamo dando una pessima immagine. Il taglio degli assessori è una scusa, e io non prendo nulla di rimborso spese. La verità - conclude - è che qui dentro ci sono consiglieri di maggioranza che, anche se abitano a Viterbo, si sono messi la residenza ai confini della Tuscia per prendere rimborsi più alti. Il presidente Meroi? Fossi stato in lui avrei sfidato questi signori in Consiglio, nessuno avrebbe avuto il coraggio di sfiduciarlo».

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