Omicidio Mez, Amanda e Raffaele:
«Non c'è giustizia con l'odio»

Omicidio Mez, Amanda e Raffaele: «Non c'è giustizia con l'odio»
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Domenica 16 Febbraio 2014, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 22:42
PERUGIA - Raffaele ogni giorno in tv, Amanda si difende su internet. In attesa delle motivazioni della sentenza con cui sono stati condannati a 25 e 28 anni e mezzo per l’omicidio di Meredith Kercher, i due ex fidanzatini ribadiscono la loro innocenza.

Amanda da Seattle attraverso il suo blog e la sua pagina Facebook e Sollecito dagli studi televisivi di diverse trasmissioni. La Knox, in particolare, risponde al gruppo “Perugia vi odia” attraverso le foto di centinaia di persone immortalate con cartelli con la scritta «Amanda e Raffaele sono innocenti».



Ma non solo. Perché la Knox regala ai suoi sostenitori anche lunghi interventi sul suo diario virtuale. «Di solito - scrive Amanda nel suo blog - non rispondo ai messaggi di odio e piuttosto faccio parlar loro da soli. Questa non è la prima volta che ho ricevuto messaggi di odio da gente fieramente irrazionale. Orgogliosi, perchè il loro sentimento è automaticamente sulle difensive contro le critiche legittime. Irrazionali, perchè la critica del caso dell'omicidio-scandalo di Meredith solitamente non ha nulla a che fare con questi individui e l'odio che sentono è l'espressione di irrazionale coinvolgimento emotivo che si basa su impressioni piuttosto che prove oggettive. Non ci si può aspettare la giustizia da un pensiero contaminato da orgoglio e odio».

Raffaele, invece, su Canale 5, ha ribadito di «non aver mai visto Rudy Guede», condannato in via definitiva per l’omicidio. «Io, contro Meredith - ha detto -, non avevo nulla. Capisco il dolore della sua famiglia Meredith. Vorrei che tutti si concentrassero sul fatto che se si sposa una teoria falsa si possono fare più vittime. Io sono davanti alle telecamere non perchè mi piaccia, ma per denunciare con quelle che sono le mie armi, una tragedia che può capitare a chiunque. Se la Cassazione conferma io dovrò essere davanti alle porte del carcere. Non so quando».
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