Omicidio Meredith, Cassazione: clamorosi errori nell'inchiesta

Omicidio Meredith, Cassazione: clamorosi errori nell'inchiesta
4 Minuti di Lettura
Lunedì 7 Settembre 2015, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 11:43
Il processo per l'uccisione di Meredith Kercher ha avuto «un iter obiettivamente ondivago, le cui oscillazioni sono, però, la risultante anche di clamorose defaillance o 'amnesie' investigative e di colpevoli omissioni di attività di indagine». Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni dell'assoluzione di Knox e Sollecito.



Ad avviso della Suprema Corte, se non ci fossero state tali defaillance investigative, e se le indagini non avessero risentito di tali «colpevoli omissioni», si sarebbe «con ogni probabilità, consentito, sin da subito, di delineare un quadro, se non di certezza, quantomeno di affidabilità, nella prospettiva vuoi della colpevolezza vuoi dell'estraneità» di Knox e Sollecito rispetto all'accusa di avere ucciso la studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia il 1 novembre 2007.



Sarebbe inutile processare nuovamente Knox e, per il delitto Kercher dato che è «negativa» la risposta sulla «possibilità oggettiva» di condurre ulteriori accertamenti che «possano dipanare i profili di perplessità, offrendo risposte di certezza», conclude la Cassazione rilevando che i pc della Knox e della vittima «che forse avrebbero potuto dare notizie utili, sono stati, incredibilmente, bruciati da improvvide manovre degli inquirenti» e le tracce biologiche sono di «esigua entità» per essere rianalizzate.



A carico di Amanda Knox e Raffaele Sollecito manca un «insieme probatorio» contrassegnato «da evidenza oltre il ragionevole dubbio», sottolinea la Cassazione nelle motivazioni depositate stamani dalla Quinta sezione penale della Suprema Corte. «L'inusitato clamore mediatico» del delitto Kercher e i «riflessi internazionali della stessa vicenda, non hanno
«certamente giovato alla ricerca della verità» provocando una «improvvisa accelerazione» delle indagini «nella spasmodica ricerca» di colpevoli «da consegnare all'opinione pubblica internazionale».



È un dato «di indubbia pregnanza» a favore di Knox e Sollecito - «nel senso di escludere la loro partecipazione materiale all'omicidio, pur nell'ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola» - la «assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili» nella stanza dell'omicidio o sul corpo della vittima. I Supremi giudici - nella sentenza 36080 di 52 pagine - rilevano che sul luogo del delitto e sul corpo di Meredith sono «invece state rinvenute numerose tracce riferibili al Guede», il giovane ivoriano condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione per l'omicidio della Kercher «in concorso», con il rito abbreviato.



Per quanto riguarda il gancetto del reggiseno della vittima, i Supremi giudici rilevano che la «sola traccia biologica» rinvenuta su tale gancetto non offre «certezza alcuna» in ordine alla sua «riferibilità» a Raffaele Sollecito «giacchè quella traccia - sottolinea la Cassazione - è insuscettibile di seconda amplificazione, stante la sua esiguità, di talché si tratta di elemento privo di valore indiziario».



Ad avviso della Cassazione «per discutibile scelta strategica dei genetisti della Polizia Scientifica» si ritenne «di privilegiare l'indagine volta all'individuazione del profilo genetico nelle tracce repertate sul coltello, piuttosto che accertarne la natura biologica, dato che l'esigua quantità dei campioni non consentiva un doppio accertamento». Questa scelta è stata una «opzione assai discutibile, in quanto l'individuazione di tracce ematiche, riferibili alla Kercher, avrebbe consegnato al processo un dato di formidabile rilievo probatorio, certificando incontrovertibilmente l'utilizzo dell'arma per la consumazione dell'omicidio».



Ad avviso degli Ermellini, invece, «la riscontrata imputabilità delle tracce a profili genetici della Knox si risolve in un dato non univoco ed anzi indifferente, dato che la giovane statunitense conviveva con il Sollecito, dividendosi tra la sua abitazione e quella di via della Pergola», spiega la Cassazione nelle motivazioni dell'assoluzione di Knox e Sollecito.




Nel «percorso travagliato ed intrinsecamente contraddittorio» del processo per l'omicidio Kercher c'è un «solo dato di irrefutabile certezza: la colpevolezza di Amanda Knox in ordine alle calunniose accuse nei confronti di Patrick Lumumba», sottolinea la Cassazione. La sentenza rileva che la calunnia è stata confermata dalla stessa Knox in un contesto «immune da anomale pressioni psicologiche». Per questo «una eventuale pronuncia della Corte di Giustizia Europea favorevole» al ricorso nel quale la Knox ha denunciato «un poco ortodosso trattamento degli investigatori nei suoi confronti», non potrebbe «in alcun modo scalfire» il definitivo passaggio in giudicato della sentenza di colpevolezza per la calunnia, «neppure in vista di possibile revisione della sentenza, considerato che le calunniose accuse che la stessa imputata rivolse al Lumumba, per effetto delle asserite coercizioni, sono state da lei confermate anche innanzi al pm, in sede di interrogatorio, dunque in un contesto istituzionalmente immune da anomale pressioni psicologiche».



Inoltre tali accuse - prosegue la Cassazione - «sono state confermate anche nel memoriale» firmato dalla Knox «in un momento in cui la stessa accusatrice era sola con se stessa e la sua coscienza, in condizioni di oggettiva tranquillità, al riparo da condizionamenti ambientali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA