I razzi lanciatori di satelliti di Colleferro e l’Italia continuano a guidare l’Europa nella conquista dello spazio. Nella fabbrica del futuro, quella dell’Avio appunto a Colleferro, gli oltre 700 cervelli che il mondo cerca continuamente di strapparci possono brindare dopo il risultati positivi dell’incontro a Lussemburgo tra i ministri della Ricerca dei 20 paesi che fanno parte dell’Agenzia spaziale europea.
Arrivano finanziamenti importanti e progetti che non guardano solo ai satelliti e alla stazione spaziale internazionale, ma anche alla Luna e a Marte. E sempre con un ruolo di protagonista per l’Italia che adesso ha maggiori possibilità di difendere il settore aerospaziale, a cominciare proprio dall’eccellenza di Avio a Colleferro, e non esporlo ai rischi – a questo punto persino ancor più amaramente paradossali - di finire sotto il controllo di altri paesi. A imporsi la visionaria strategia tutta italiana del razzo Vega che a questo punto diventa il taxi fondamentale per portare in orbita i satelliti sfruttando sinergie all’avanguardia: per dirne una, il primo stadio (motore) del “piccolo” Vega (ideato e costruito al 60% a Colleferro dove ci sono già ordini per 10 razzi dopo i primi tre lanci segnati dal successo) sarà anche il secondo stadio dell’Ariane 6. Efficienza e risparmi su grande scala, in altre parole.
È stata «la ministeriale di Vega»: il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi), RobertoBattiston, è soddisfatto dell'esito della conferenza. «Complessivamente per i nuovi lanciatori Ariane 6 eVega-C si prevede un investimento di 8 miliardi in dieci anni.
«Soltanto in luglio - ha rilevato il presidente dell'Asi - l'Ariane 6 era completamente diverso, con un progetto nato in ambito Esa e unoproposta dall'industria. In estate c'è stato un grande sforzo daparte dell'Italia con la Francia, con la Germania e con l'Esa». Oltre ai programmi approvati oggi, ha concluso Battiston, sidelinea «una nuova configurazione interessante nella quale lo spazio europeo si trova a muoversi».
L'Europa dello spazio ha scelto i suoi futuri lanciatori e guarda a Marte con l'ok alle due missioni ExoMars in programma nel 2016 e nel 2018. Sono le decisioni, importantissime per l'Italia, della conferenza ministeriale dell'Agenzia Spaziale Europea. Un grande gioco di squadra è stata una delle caratteristiche della ministeriale 2014, che al termine dei lavori ha salutato con un lungo applauso il direttore generale uscente dell'Esa, Jean-Jacques Dordain. «È un bilancio molto positivo, molto di più rispetto alle aspettative», ha detto il ministro per l'Istruzione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, che ha rappresentato l'Italia insieme al presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi),Roberto Battiston. Il via libera alla costruzione del lanciatore Ariane 6 e alla nuova versione di Vega, il Vega-C, segnano perl'Europa un passo in avanti nella capacità di accesso allo spazio e per l'Italia ha confermato il suo ruolo come terzo contributore dell'Esa: «Un risultato straordinario», ha rilevato Giannini. I risultati della ministeriale segnano, per il ministro «una grande affermazione per l'Italia perché con i lanciatori Ariane6 e il Vega-C si prevede un grande sviluppo che vede molto favorita l'industria italiana. Assicura infatti, grazie a 8 miliardi di investimenti, per 10 anni la produttività industriale del settore». Diventa «una strada certa», ha detto il ministro, anche quella che nel 2016 e nel 2018 porterà l'Europa su Marte con lemissioni ExoMars, nelle quali l'Italia è coinvolta con glistabilimenti di Torino della Thales Alenia Space (Thales-Finmeccanica).
L'investimento complessivo previsto è di 1,2 miliardi, con un contributo italiano compreso fra il 35% e il 37%. Dopo l'Italia, la Gran Bretagna diventa il secondo contributore, seguito da Francia e Germania. Entrambe hanno infatti deciso di aumentare lo stanziamento di 50 milioni ciascuna, facendo salire a 160 milioni il contributo addizionale necessario per la missione ExoMars del 2018 e avvicinandolo ai 200 milioni previsti.
Dall'Italia, come da Gran Bretagna, Francia e Germania, è arrivato anche un aumento del contributo alla Stazione Spaziale Internazionale. Infine Francia, Gran Bretagna, Svezia e Spagna hanno formato il programma Pride (Program for Reusable In-orbitDemonstrator in Europe) per lo sviluppo per un veicolo in gradodi rientrare nell'atmosfera destinato a diventare il successore della capsula Ixv, progettata e costruita in Italia per l'Esa.