Woody Allen, esce Magic in the Moonlight: l'illusione è il sale della vita

Woody Allen, esce Magic in the Moonlight: l'illusione è il sale della vita
di Fabio Ferzetti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 24 Novembre 2014, 06:13 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 16:00
Un mago che non crede nella magia scopre che forse ha sbagliato tutto. Un uomo che ha avuto ogni fortuna, fascino, intelligenza, talento, successo, inizia a essere tormentato dal dubbio. Un illusionista capace dei trucchi più mirabolanti, dunque abituato a dubitare di tutto ciò che appare ai suoi occhi («Non c'è niente di vero, dal tavolino a tre zampe al Vaticano»), inizia a sospettare che il suo scetticismo radicale lo privi delle esperienze più preziose che ci sia dato vivere. Condannandolo a un'infelicità e a una solitudine rese ancora più cocenti dalla sua superbia.



È dai tempi della Rosa purpurea del Cairo che Woody Allen gioca con la magia come un prestigiatore al quadrato. Abbiamo visto personaggi catapultati in altre dimensioni, cartomanti farsi beffe di ingenui e creduloni, illusionisti da strapazzo scoprire il lato nascosto dei loro trucchi. Ma non avevamo ancora visto un mago roso dal disincanto come il Colin Firth di Magic in the Moonlight, presentato in anteprima al Torino Film Festival e in uscita nelle sale il 4 dicembre.



Forse non uno dei suoi migliori film in assoluto, ma certo uno dei più scoperti e toccanti, proprio nella sua fragilità. Come quelle opere eseguite dai grandi artisti in età matura, che anziché sedurci con l'abbondanza di forme e colori cercano un tratto sempre più spoglio e essenziale.



LA SCENA

L'illusione e le sue trappole si affacciano fin dalla prima scena, che parte dall'occhio di un elefante per chiudersi - siamo a teatro nella Berlino del 1928, attenti alle date - sul ritorno in camerino del famoso mago Wei Ling Soo. Un cinese da fumetto, con trecce, baffoni e tunica di seta, che poco a poco, mentre si strucca, scopriamo essere l'irriconoscibile Colin Firth. Un mago celebre non solo per i suoi numeri spettacolari ma perché, da grande professionista, si è dato la missione di smascherare i sedicenti medium che spacciano per magia i loro trucchi. Come la giovane chiaroveggente Sophie Baker (Emma Stone), di gran moda in quel momento, che un suo collega e amico d'infanzia (Simon McBurney) gli assicura essere un autentico fenomeno, inspiegabile anche per l'occhio più esperto. Possibile che quell'americanina, peraltro graziosissima ed eternamente accompagnata dalla madre-impresario (Marcia Gay Harden), come tante avventuriere della sua risma, sia una autentica medium? Può esistere qualcosa di così assurdo e inconcepibile come una “vera” magia?



Per smascherare l'imbrogliona, Colin Firth e il suo vecchio amico partono per la Costa Azzurra, ospiti di una ricchissima famiglia presso cui Sophie e la mamma si sono piazzate con la scusa di aiutare l'anziana padrona di casa (Jacki Weaver) a entrare in contatto con il defunto marito. E qui cominciano a accadere davvero cose incredibili.



Non solo infatti la ragazza indovina dettagli confidenziali della vita di Colin Firth, non solo nelle sedute spiritiche le candele volteggiano in aria e la padrona di casa scopre di non essere mai stata tradita dal consorte trapassato, ma lo stesso Firth inizia a perdere le sue certezze. Come fa quella sprovveduta nata a Kalamazoo, Michigan, a sapere le storie segrete di una sua vecchia zia inglese? E perché, malgrado la sua sbandierata superiorità intellettuale, quella piccola ignorante che non sa chi sia Nietzsche, inizia a fargli un effetto a cui lui stesso non sa dare un nome? Non sarà che tutta la cultura e tutti i trucchi del mondo non valgono la grazia di una donna? Non sarà che quel mago capace di far sparire gli elefanti ha dimenticato - Woody invece se ne ricorda benissimo - cosa succede quando ci si innamora, al di là di ogni possibile logica?



Naturalmente Allen non parla solo d'amore. Quel mago che deve arrendersi al mistero di Sophie è anche un regista che ha passato la vita a innamorarsi, talvolta non solo in senso artistico, delle sue attrici. Fino a capire, da laico, il paradossale mistero della fede. Che più le nostre illusioni sono illusorie, più sono necessarie. Almeno qualche volta. Come ci ricorda anche Colin Firth con un'interpretazione davvero ammirevole per finezza e complessità.