Washington, da avvocato di successo a clochard: le tre incredibili vite di Alfred Postell

Washington, da avvocato di successo a clochard: le tre incredibili vite di Alfred Postell
di Federica Macagnone
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Domenica 19 Luglio 2015, 17:22 - Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 17:45
Il giudice era appena entrato in aula quando i suoi occhi hanno incrociato quelli del senzatetto accusato di una violazione di domicilio a Washington. Era un sabato pomeriggio dello scorso aprile e Alfred Postell, 67enne clochard con una schizofrenia diagnosticata, si trovava davanti al giudice Thomas Motley. I suoi lunghi e ingrigiti capelli, la barba aggrovigliata che pendeva dalle guance, la pancia che strabordava dai pantaloni cozzavano con l'immagine compita del magistrato.



«Ha il diritto di rimanere in silenzio. Tutto ciò che dirà potrà essere usato contro di lei» si sente in aula. «Sono un avvocato - urla il clochard mentre nessuno pare dare tanto peso alle sue affermazioni, compreso il magistrato che tenta di raccapezzarsi tra le scartoffie – Mi sono laureato alla Harvard Law School nel 1979 e ho prestato giuramento come avvocato alla Constitution Hall nello stesso anno».



Motley alza lo sguardo dai fogli e inizia a scrutarlo: il '79 è un anno familiare, quello in cui anche lui si era laureato in legge ad Harvard. «Signor Postell, anch'io ho fatto il suo stesso percorso – dice Motley - Mi ricordo di lei». Un aneddoto che sembra tratto da un romanzo, ma non c'è niente di più vero di quanto è accaduto in quell'aula di tribunale che possa dare l'idea di una storia formidabile.



L'incredibile esistenza di Alfred Postell è quella di un uomo che ha avuto tre vite: la sua mente eccelsa lo catapultò dalla povertà ai trionfi di tre lauree e verso un glorioso futuro che sembrava a portata di mano. Poi, quella stessa mente che sembrava una benedizione, lo tradì facendolo naufragare nel mare della schizofrenia, fino a portarlo in un'aula di tribunale in qualità di imputato davanti a un giudice. Ma in quel giorno che sembrava il punto più basso e buio della sua vita, davanti ad Alfred si è accesa, inaspettata, una luce che ha fatto riaffiorare i giorni della gloria: quel giudice era un suo compagno di studi che si era laureato con lui nel lontano '79. Un uomo che lo aveva ammirato e che è stato costretto a condannarlo. Ma qui, forse, per Alfred comincia una quarta vita.



Postell è nato nel 1948. Figlio unico di una sarta e di un installatore di tende, è cresciuto sapendo cosa vuol dire una vita di stenti. Ed è stato in quella famiglia che è cresciuto il sentimento di riscatto di Alfred: voleva migliorarsi, voleva avere di più di quello che i genitori erano riusciti a dargli.

Dopo essersi laureato in contabilità, aveva già un lavoro che gli garantiva 50mila dollari all'anno in uno studio commercialista prima di iscriversi alla facoltà di Economia dell'Università del Maryland. Ma due laurea non gli bastavano: entrò alla scuola di legge di Harvard e nel '79 conseguì la laurea e l'esame di abilitazione alla professione che lo lanciarono a pieno titolo nel mondo degli avvocati.



Poi arrivò la schizofrenia e tutto ciò che aveva conquistato con ambizione e forza di volontà si infranse contro il muro della malattia. Dalle aule dei tribunali finì in strada dove divenne un fantasma: i diplomi, i premi, le lauree andarono sepolti sotto cumuli di ricordi confusi. Per 30 anni nessuno sembra aver notato quell'uomo malconcio che si materializza nelle vie, sugli autobus e nelle fermate delle metropolitane prima di tornare nel suo luogo preferito, all'incrocio tra la 17ma e la I Street NW.



Adesso, dopo che la sua storia è finita sulle pagine del Washington Post, la gente lo riconosce, lo vede vagare mentre stringe i suoi sacchetti bianchi, e molti dicono di avere la pelle d'oca pensando alla sua storia. In tanti si chiedono come un laureato di Harvard possa essere finito a vivere in strada e perché, dopo che la sua storia è finita sui giornali, sia ancora a vagare senza una dimora.



La risposta è duplice. In primo luogo, il Dipartimento di salute non può somministrare alcun trattamento a malati di mente senza il loro consenso. Inoltre, pare che Postell non abbia voglia di farsi aiutare.

Nel febbraio di quest'anno, Green Door, un'agenzia di salute mentale che lavora con i senzatetto, ha preso in considerazione il suo caso: aveva fatto progressi, aveva parlato con il personale ma si era rifiutato di sottoporsi alle cure dei medici. La quarta vita di Alfred inizierà quando lo vorrà. Anche questa volta.