Silvestro, l’eterno perdente che non molla mai compie 70 anni

Silvestro, l’eterno perdente che non molla mai compie 70 anni
di Alessandra Spinelli
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Martedì 24 Marzo 2015, 10:35 - Ultimo aggiornamento: 15:09
Avremmo voluto tutti essere Ismaele con quell’incipit meraviglioso che celebra il nostro grande nome biblico e apre l’epica avventura con il capitano Achab a caccia della nostra Moby Dick. Una vita migliore, l’amore, la famiglia, e naturalmente il lavoro, la carriera, insomma un futuro radioso, seppure nato tra le onde avverse del destino e mai raggiunto. E invece la realtà ci ha detto che tutto quello che desideravamo, e che non avremmo mai avuto, o almeno non tutto insieme, non era rappresentato dalla grande balena bianca di Melville, ma dall’insopportabile e quotidiano pigolio di un canarino giallo, che petulante cantava a pochi metri da noi quella vita migliore, l’amore, il lavoro. Certo, stava in gabbia - dorata o meno, frutto dei mille compromessi per il famoso futuro radioso - ma noi, come Gatto Silvestro, potevano solo dargli la caccia senza acchiapparlo mai.



A dire il vero il nostro eroe, Silvester J. Pussycat Sr, che proprio oggi compie 70 anni, nel’57, riuscì a catturare l’adorato pennuto Titti, Tweety nella versione originale americana. Ma proprio quando stava per metterselo in bocca e divorarlo in un solo boccone, veniva avvicinato da un gattone rosso che sornione gli consigliava di lasciar perdere...«Basta un solo canarino per cominciare e prima che tu te ne accorga , diventano due, poi tre ... A un tratto in men che non si dica ti ritrovi drogato». E così alla fine Gatto Silvestro si ritrovava addirittura “uccellista anonimo”, cacciatore pentito, niente preda, neanche questa volta, e capo cosparso di cenere. E beffa delle beffe questo corto “Birds Anonymus” fu premiato con l’Oscar.

LE CARATTERISTICHE

Il grosso micio nero dei Looney Tunes, con la pancia bianca, zampe e punta della coda altrettanto candide, aveva esordito il 24 marzo del ’45 nel cartone “Life with Feathers”, ispirato al gatto di casa del suo creatore Friz Freleng, che lo disegnò con Robert McKimson e Chuck Jones per la Warner Bros. Fu un successo planetario tanto da diventare, pure in Italia dove fu doppiato tra gli altri da Gigi Proietti e Oreste Lionello, anche protagonista di pubblicità.

Caratteristica inconfondibile passo felpato, aria minacciosa, e grosso naso rosso. Perché lui, classico animale da cartoon, è di fatto un clown, personaggio tragico - sempre affamato, eternamente a caccia di un uccellino che non riesce mai a prendere - e comico nello stesso tempo proprio in questa sua folle corsa all’inafferrabile traguardo, sia esso Titti o come era nei primi disegni un selvatico uccellino rosa o un picchio rosso.



L’ANALISI

«Ma è qualcosa di più di questo - sottolinea Marina D’Amato, professore ordinario di Sociologia presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Roma Tre - Gatto Silvestro è stato il cartoon più studiato sin dagli anni Sessanta e Settanta con le teorie di George Gerbner sulla tv. Lui è il prototipo della violenza felice».



«Mi spiego: Gatto Silvestro vuole uccidere un inerme uccellino, cosa c’è di più violento?, e cerca di farlo nei modi più rocamboleschi, e a sua volta viene represso con violenza. Ma il risultato qual è? Il sorriso. Che sottolinea l’assurdità di tale violenza, e quindi, l’assurdità della violenza». «Con i dovuti distinguo - continua la D’Amato, autrice anche dei saggi Telefantasie e I Teleroi - è come Benigni che suscita il riso sull’Olocausto, sull’assurdità dell’Olocausto. Ecco Gatto Silvestro non passa mai per un violento mascalzone».Ed è qui il segreto del suo successo, è qui l’immedesimazione. Essere sì, sfigati ma caparbiamente battaglieri, ingegnosi, mai domi nonostante le astuzie dell’insopportabile Titti, le ombrellate della nonnina e i pestaggi del bulldog Ettore. Un destino comune ad altri grandi dei cartoon.



GLI ALTRI

A cominciare da Wile E. Coyote meglio conosciuto in Italia come Willy il Coyote, anche lui testardo inseguitore di sogni, nella fattispecie Beep Beep, velocissimo Roadrunner, animale caratteristico dei deserti americani. Willy, a differenza di Gatto Silvestro, è un vero genio, le studia tutte per arrivare alla sua preda, nel senso letterale del termine: in tanti cartoon è alle prese con manuali di ingegneria forniti dalla Acme Inc., azienda fittizia creata dal regista Chuck Jones. Così costruisce astrusi marchingegni che, inevitabilmente, gli si rivoltano contro mentre l’agile pennuto vola via più veloce della luce irridendo il suo inseguitore precipitato nella gola di un canyon o investito da un treno. Anche Willy, nato nel ’48 nella Warner Bros., è diventato un archetipo (Eugenio Finardi gli dedicò una canzone e divenne protagonista di una pubblicità). Esattamente come il grande Paperino, 80 anni compiuti l’anno scorso, festeggiato con un numero speciale in tutta la sua Filosofia di vita con la collaborazione di Giulio Giorello. Non un elogio scontato al papero qualunque, sfigato, seppellito dai debiti, bersagliato da ogni genere di soperchierie, annichilito dalla fortuna di Gastone e dalle richieste di Zio Paperone. Anche Paolino è tutti noi, sogniamo l’amaca ma siamo sempre pronti all’azione. Nessuno ci chiamerà Ismaele, saremo Gatto Silvestro, per sempre. E a proposito «Mi è semblato di vedele un gatto»...
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