Roma, colpo in hotel a 5 stelle: rubato l'incasso, a giudizio l'ex facchino

Roma, colpo in hotel a 5 stelle: rubato l'incasso, a giudizio l'ex facchino
di Michela Allegri
3 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Marzo 2015, 05:47 - Ultimo aggiornamento: 08:00
Colpo nell'albergo della “dolce vita” romana: le casse dell'hotel “Aleph”, 5 stelle della catena “Boscolo”, frequentato da turisti vip e dalla buona borghesia capitolina, sono state alleggerite da un personaggio insospettabile. Al centro delle indagini è finito l'ex facchino, Bernardo D., 49 anni, storico dipendente della struttura di via di San Basilio, nel cuore della Capitale, tra via Veneto e piazza Barberini, a pochi minuti a piedi dalla scalinata di Spagna e da Villa Borghese. Con la divisa calcata sulle spalle, l'ex tuttofare avrebbe aperto la cassaforte, in cui era custodito l'incasso di un'intera giornata, e sarebbe fuggito con duemila e 400 euro in contanti nascosti sotto al cappotto. O almeno: è quanto sostiene la Procura di Roma. Su richiesta del pm Mario Pesci, infatti, Bernardo è stato rinviato a giudizio con l'accusa di furto. Avvantaggiato della distrazione di una collega, avrebbe ripulito la cassetta di sicurezza, «sfruttando la sua attività lavorativa di facchinaggio e impossessandosi dell'incasso al fine di trarne profitto», come si legge nel capo d'imputazione. I soldi, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, erano custoditi in uno dei mini caveau dell'albergo. A detta dei magistrati, l'imputato avrebbe approfittato della fiducia riposta nei suoi confronti: dopo anni di servizio, i dirigenti dell'“Aleph” gli avevano consegnato una copia delle chiavi delle casseforti.

IL FURTO

I fatti risalgono al 15 febbraio del 2011. Durante l'ultima udienza del processo è stata sentita come testimone un'ex collega dell'imputato, addetta alla reception che, la sera del furto, aveva svolto insieme a Bernardo il turno notturno. La donna ha raccontato di aver prelevato gli incassi provenienti dai conti delle stanze e dal ristorante dove, il giorno di San Valentino, era stata organizzata una cena di gala. I contanti li aveva conservati in una busta sigillata, sistemata all'interno di una cassaforte. Poi, finito il lavoro, si era assentata per una decina di minuti, era andata a bere una bevanda calda. La testimone ha dichiarato di aver lasciato il signor Bernardo accanto al bancone della reception, in sua sostituzione. Secondo l'accusa, il furto si sarebbe consumato proprio in questo lasso di tempo: il facchino avrebbe utilizzato la chiave che aveva in dotazione per aprire la cassetta di sicurezza e appropriarsi del denaro. Il quarantanovenne sapeva con precisione dove cercare i soldi: era a conoscenza delle disposizioni date dal direttore e, nonostante ci fossero più di venti mini caveau differenti, sapeva che l'incasso sarebbe stato sistemato dietro allo sportello numero dieci. Dopo aver rubato la busta, sarebbe tornato al lavoro come se nulla fosse successo, attendendo la fine del turno di facchinaggio prima di fuggire a casa con più di duemila euro nascosti dentro alle tasche. Ad accorgersi del furto era stato il direttore dell'albergo: la mattina del 15 gennaio, aveva aperto la cassaforte per ritirare i contanti: era completamente vuota. Bernardo sembrava al sopra di ogni sospetto, ma dalle indagini sarebbe emersa la sua colpevolezza: a quanto sembra, sarebbe stato incastrato dalle telecamere di sorveglianza. I filmati sono stati acquisiti dagli inquirenti durante il processo e verranno visionati nel corso della prossima udienza.