Pestaggio a Monti, il raid contro Bonanni fu tentato omicidio

Pestaggio a Monti, il raid contro Bonanni fu tentato omicidio
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 17 Aprile 2014, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 09:08
Non fu solo un pestaggio quello che ridusse in fin di vita nel giugno 2011 nella piazzetta del rione Monti il musicista Alberto Bonanni, tuttora in coma; c'era proprio la volont di uccidere.



La Corte di Appello di Roma, infatti, ha ieri riqualificato il reato di lesioni gravissime in tentato omicidio per due dei tre imputati, condannandoli a oltre 13 anni invece dei 9 del primo grado. La stangata di 13 anni e 9 mesi è arrivata per Massimiliano Di Perna, noto come ”Il Pittore”, il cinquantenne che, infastidito dal rumore proveniente dalla strada, aveva scatenato il pestaggio, istigando alcuni suoi amici della brigata Monti, e di 13 e 6 mesi per Gaetano Brian Bottigliero, 23 anni, ora con gravi problemi di salute, ritenuto colui che avrebbe inferto il colpo finale a Bonanni, ferendolo alla testa con il casco quando la vittima, stremata e piegata in ginocchio, cercava di ripararsi. Assoluzione, anche se con formula dubitativa, per il terzo imputato, Gianluca Biscossi, pure lui come Bottigliero poco più che ventenne, condannato in primo grado a nove anni di carcere. Un imputato che - secondo la ricostruzione della procura - quella notte, a Monti, avrebbe chiesto l'intervento del resto del gruppo per fare un favore a Di Perna il quale, a suo dire, «aveva avuto un problema». Per tutti e tre gli imputati il pg Otello Lupacchini aveva chiesto la condanna per il reato più grave, così come sollecitato in primo grado dal pm Silvia Sereni.



LE REAZIONI

I genitori di Alberto, Patrizia e Evaristo Bonanni, non hanno assistito alla lettura della sentenza. Sono rimasto vicino ad Alberto, che proprio ieri ha avuto una nuova ricaduta e solo dopo due giorni trascorsi a casa è stato ricoverato in ospedale, a Subiaco. «Bene per la riqualificazione del tentato omicidio», ha commentato il padre del musicista in coma, «Sorpresi per l'unica assoluzione. Ci era sembrato di aver capito dal processo che Biscossi fosse il mandante del pestaggio. Se lui quella sera non fosse passato di là e soprattutto non avesse chiamato altri, mio figlio, che era lì solo a chiacchierare con gli amici, sarebbe tornato a casa. Invece da quel giorno non parla, non vede, non cammina, è immobile e irriconoscibile. E' vita questa? Per me è un omicidio non un tentato». «E' vero che ad Alberto è stato poi scoperto anche un tumore», ha aggiunto il signor Bonanni, «ma le prospettive di vita erano altre. Gli hanno tolto gli anni più belli e pure la speranza di una guarigione. Comunque crediamo nella giustizia e aspettiamo».



Le due condanne per tentato omicidio in appello vanno ad aggiungersi a quelle del maggio 2012, in primo grado e in abbreviato, per gli autori materiali del pestaggio Cristian Perozzi e Carmine D'Alise, ai quali erano stati inflitti nove anni di carcere. Salgono così a quattro gli imputati condannati per il pestaggio di Monti. «Siamo soddisfatti per la riqualificazione del fatto che dal primo momento abbiamo sostenuto essere tentato omicidio e non lesioni», ha dichiarato il legale di parte civile, l'avvocato Gaetano Scalise, che ha assistito la famiglia Bonanni insieme all'avvocato Giuseppe Falvo e Federica Mondani.



I LEGALI

«La sentenza si rimette in linea con le decisioni dei giudici dell'abbreviato. Ma ci meraviglia un po' l'assoluzione dell'unico imputato prosciolto. Verificheremo all'esito del deposito delle motivazioni il ragionamento logico giuridico della Corte».

«Abbiamo dimostrato che Biscossi non era coinvolto nel pestaggio - ha invece sostenuto l’avvocato Emilio Ricci - e precisamente che la sua azione non era finalizzata alla chiamata degli altri». Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra novanta giorni.
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