Roma, «Sta bene», neonato muore il giorno dopo: sequestrata la cartella clinica, disposta l'autopsia

Roma, «Sta bene», neonato muore il giorno dopo: sequestrata la cartella clinica, disposta l'autopsia
di Raffaella Troili
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Sabato 21 Novembre 2015, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 09:19
Ha passato una sola notte con mamma e papà. Quei due giovani che ora si abbracciano disperati, che guardano il cielo ma hanno l'abisso negli occhi. L'hanno desiderato, sognato, atteso 9 mesi. Invece dopo sette giorni se ne è andato. Troppo pochi, per capire, accettare, darsi pace. Probabilmente colpa di un banale maledetto rigurgito, di quelli infidi che non sempre si riconoscono. Il piccolo Dario (nome di fantasia) è arrivato ieri mattina all'ospedale Pertini moribondo.



Ne era stato dimesso il pomeriggio del giorno prima. Stava bene, potevano rientrare a casa. Ma qualcosa è andato storto, il rientro si trasforma in tragedia. E lo strazio dei due ancora riecheggia fuori e dentro il Pronto soccorso del Pertini: «L'avete dimesso ieri». Niente da fare, per Dario non c'era più niente da fare.

«Lo vedo strano, non mangia, sonnecchia», avrebbe detto la mamma 28enne all'anestesista del 118 che le ha risposto al telefono.



«I rianimatori hanno riferito che nelle vie polmonari il piccolo era pieno di latte», dice affranto il direttore generale della Asl RmB Vitaliano De Salazar. «Gli operatori mi sono sembrati addolorati ma sereni, il piccolo è arrivato che non era più in vita. E comunque è stata sequestrata la cartella clinica, il bimbo è all'Umberto I per l'autopsia». Le eventuali responsabilità saranno appurate, come pure se il caso è stato trattato con superficialità, se le informazioni scambiate al telefono tra la mamma e il 118 sono state poco chiare, «mia nipote ha chiamato tre volte, il bambino faticava a respirare, aveva un'insufficienza respiratoria, ci volevano dare consigli al telefono, l'abbiamo portato noi», ha raccontato la zia dopo aver salutato il piccolo steso in una stanzetta del Pronto soccorso.

LA TELEFONATA

Diversa la versione che dà Livio De Angelis direttore della centrale operativa dell'Ares: «Da quanto mi dice il medico che ha risposto la mamma dalla sua casa a San Basilio non ha trasmesso la drammaticità del momento. “Sta poco bene” ha detto e alla domanda “ma respira? ha risposto “dormicchia ma respira”. E alla richiesta: signora mandiamo un'ambulanza?” ha risposto di no, che abitava vicino al Pertini, «non mi va di aspettare, faccio prima».



L'operatore del 118 le ha chiesto: «E' sicura? Mi dica dove lo porta che allerto che sta arrivando una mamma con un bambino che respira male». Un mix di panico, incomprensione, troppo presto per parlare di fatalità. Ricostruzioni che non riporteranno in vita il piccolo Dario, 7 giorni, già così tanto amato da quella giovane coppia e dai tanti parenti e amici che li hanno raggiunti in ospedale. «Le istruzioni prearrivo - precisa De Angelis - non sono un'alternativa all'ambulanza ma cose che diciamo di fare per salvare vite il più possibile. Anche 5 minuti possono essere fatali specie in caso di soffocamento. Le manovre di disostruzione, di Heimlich, il massaggio respiratorio, con le istruzioni preavviso abbiamo salvato tante persone. Poi da papà capisco che si può perdere il lume della ragione».



Di Dario resta quella foto bellissima, che fieri avevano pubblicato mamma e papà su Facebook, vicino una frase: «io sono un guerriero veglio quando è notte Ti difenderò da incubi e tristezze Ti riparerò da inganni e maldicenze E ti abbraccerò per darti forza sempre. mamma e papà staranno sempre con te».