San Camillo, quelle scritte sui muri
raccontano la storia dei figli di Roma

San Camillo, quelle scritte sui muri raccontano la storia dei figli di Roma
di Beatrice Picchi
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Venerdì 11 Luglio 2014, 18:50 - Ultimo aggiornamento: 19:21

L’attesa un tempo sacro e creativo. Sta per nascere tuo figlio, le pareti degli ospedali diventano murales di emozioni, pagine di un diario che diventa di tutti. “Karola, sbrigate”, “Willi ti stiamo aspettando dalle 19, dajebello di pap”, “Deborah sarai bellissima”, “Megane, sei tutti noi”.

I bambini appena nati appaiono nei graffiti di genitori, parenti e amici sui muri del reparto maternità dell’ospedale San Camillo, di Roma. Le scritte che testimoniano la felicità per il nuovo arrivato e il desiderio di farlo sapere a tutti, sono compagne inseparabili dei reparti di ostetricia delle città: sui muri, sulle porte degli ascensori, sui sedili della sale d’aspetto. Una versione pop dei geroglifici, immagini stampate a colori, flash di batticuore. L’importante è esserci e fissare per sempre un momento così bello. Le scritte raccontano di un Paese multietnico, di un nuovo alfabeto ricco di ipsilon, kappa, parole corte, cortissime senza vocali. Al secondo piano del dipartimento di ostetricia e ginecologia graffiti frettolosi e meravigliosi, perché ora hai fretta di vederlo il tuo bambino, di tenerlo tra le braccia il nipote che avrà gli occhi di tua figlia.

Ecco la nuova stagione della vita che comincia con un atto d’amore e si schiude con un bimbo che nasce. Scritte nere, gialle, rosse che rimangono sui muri e fanno tenerezza: sali le scale e sui gradini cuori e stelline con il pennarello blu raccontano di una felicità assoluta colta nell’attimo in cui è stata vissuta: avere un figlio. Certo, qualcuno ha fatto notare più volte che l’unico modo per impedire ai genitori e ai parenti grafomani di ridurre i muri in bagni di autogrill, è dare loro spazi alternativi su cui creare, ma questa è un’altra storia.

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