Mafia Capitale: quattromila pagine di informative dell’Aisi su Massimo Carminati, compendiate in sessanta segnalazioni diverse. Per un periodo di tempo che parte dagli anni ’80 ma arriva ai giorni nostri, ovvero al 2015. E dunque si incrocia almeno temporalmente con il periodo in cui la procura di Roma ha indagato sul cosiddetto Mondo di mezzo, ovvero sulle attività delle cooperative che impiegavano alcuni ex esponenti dell’eversione nera, a cominciare da Massimo Carminati (secondo i pm il vero boss di Mafia capitale).
E’ consistente il materiale che i membri del comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti hanno ricevuto dall’intelligence e sul quale è stato audito brevemente ieri mattina Marco Minniti, autorità delegata all’intelligence presso la presidenza del Consiglio.
Anche se gli approfondimenti sono diventati di pubblico dominio solo nei giorni scorsi, quando il commissario del Pd Matteo Orfini ha inviato una lettera chiedendo chiarimenti, lo stesso presidente del Comitato, Giacomo Stucchi, ha chiarito che la prima richiesta di documentazione è partita a dicembre. Gli atti, però, sono arrivati solo recentemente: una parte un mese fa, quasi completamente centrata sul Nero Carminati, e una parte due giorni fa, su tutti gli altri membri delle coop collegate a Mafia capitale considerati ”di interesse” in tema di sicurezza nazionale.
Due gli interrogativi da chiarire: se la presenza di Carminati nelle cooperative sociali, formalizzata da un contratto solo recentemente, potesse o dovesse essere segnalata alla magistratura tempo fa, eventualmente accelerando le indagini. E capire se davvero il Nero avesse rapporti con rappresentanti dei servizi segreti. Il dubbio su questa seconda questione, nasce dal fatto che nella prima ordinanza di custodia cautelare, del 2 dicembre scorso, si dice che Carminati «si rapporta con esponenti dei servizi segreti». Il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, che però ancora non conosceva queste informative ora inviate anche a piazzale Clodio aveva chiarito che non risultavano contatti recenti: «C'è una lunga conversazione tra lui ed un altro personaggio in cui Carminati dice di essere andato in Libano, tra i '70 e gli '80, mandato da qualcuno dei servizi, a fare attività varie. C'è poi la convinzione diffusa degli interlocutori di Carminati che lui mantenga questi contatti», aveva specificato. Ascoltato una prima volta, il direttore dell’Aisi Arturo Esposito aveva negato l’esistenza di contatti che fossero in qualche modo ufficiali, anche se coperti da segreto. Mercoledì prossimo sarà ascoltato su tutta la documentazione inviata a palazzo San Macuto.