L'addio a Luigi Magni: lacrime, preghiere e tanti sorrisi

Enrico Brignano accarezza la bara di Magni
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Martedì 29 Ottobre 2013, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 08:34

Non solo il mondo del cinema, ma anche un piccolo gruppo di ex bersaglieri arrivato stamattina alla Chiesa degli Artisti, a Roma, per rendere omaggio a Luigi Magni. Tra i presenti ai funerali del regista morto domenica c'erano Ettore Scola, i fratelli Taviani, Nicola Piovani, Enrico Brignano, Serena Autieri, che ha anche cantato l'Ave Maria di Gounod, Pippo Franco, Simona Marchini, Massimo Ghini, Umberto Orsini, Massimo Wertmuller, Lando Fiorini, Maria Rosaria Omaggio, Lino Patruno e Elsa Martinelli.

«Di Gigi ricordo l'allegria, l'anima, la cultura infinita non solo legata al cinema. Con i suoi film ti portava una visione della vita piena di allegria, ironia e vitalità, abbiamo perso un grande amico», ha detto Vittorio Taviani. Durante l'elogio funebre don Walter Insero ha ricordato Magni come «un uomo che ha fatto di ironia, cultura e semplicità gli strumenti per trasmettere una visione del mondo, della storia. Era una persona dal carattere non tenero ma sensibile, di grande cuore. Era forse selettivo perché si ribellava alla volgarità e alla mediocrità». Insero, ricordando anche l'amicizia del regista con monsignor Iannone, morto centenario, che veniva spesso a trovare nella Chiesa degli Artisti, ha aggiunto che il cineasta si definiva «cristiano da venti secoli, perché viveva la fede non da solo ma come parte di un popolo».

La preghiera di Brignano. A leggere la preghiera degli artisti è stato Enrico Brignano, che ha esordito rivolgendosi direttamente al regista: «A Gì ho preso casa dentro le mura. Quando lui mi chiedeva dove abitavo, io rispondevo: a Dragona. E lui, dopo una lunga pausa, mi diceva: "Sei burino"».

Ironia e romanità. A fine cerimonia ha ricordato Magni anche Gloria Satta, giornalista del Messaggero: «Per sottolineare l'importanza della storia lui diceva sempre "se non sappiamo da dove veniamo non possiamo sapere dove andremo né dove siamo. Dimenticare il passato è un delitto". Era una persona gentile, umile, dalla battuta folgorante». Infine è stata letta una lettera di Franco Nero, che ha ricordato con Magni l'esperienza della miniserie su Garibaldi: «Tra un ciak e l'altro facevamo a gara a chi estraeva la pistola più velocemente - ha raccontato -. Ti ringrazio per avermi fatto fare una così bella figura facendo di me in Garibaldi un incrocio tra un patriota italiano e un grande cowboy». E ha concluso: «Grazie a te ho imparato a sentirmi, pur non essendo romano, un po' meno Django e un po' più Pasquino».

Per i bersaglieri presenti al funerale «è stato naturale decidere di venire oggi. Magni era il nostro regista, quello che più ci ha rappresentato»

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