Lazio, primarie Pd per il segretario: affuenza in forte calo

Lazio, primarie Pd per il segretario: affuenza in forte calo
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Domenica 16 Febbraio 2014, 17:38 - Ultimo aggiornamento: 23:43
Crollo verticale dell'affluenza rispetto a due anni fa alle primarie del Pd Lazio.

Complessivamente, in tutta la regione hanno votato 48.000 cittadini, contro i circa 120.000 del 2012. A Roma i votanti sono stati 12.000, contro i circa 40.000 di due anni fa. È quanto si apprende dal Pd Lazio.



Fabio Melilli si avvia dunque a diventare il nuovo segretario del Pd Lazio, ma è flop affluenza alle urne. A due ore circa dalla chiusura dei 500 seggi delle primarie regionali, quando il dato era ancora provvisorio, l'ex presidente della Provincia di Rieti, renziano vicino ad Areadem, era ben oltre il 60 per cento, con Lorenza Bonaccorsi (renziana 'della prima ora') attorno al 26-27 per cento e il giovane civatiano Marco Guglielmo vicino al 10 per cento.



Ma il dato che colpisce di più in questa consultazione è quello dell'affluenza, drasticamente precipitata dai 120 mila del 2002 ai quasi 50 mila di quest'anno. A picco i votanti a Roma: nel 2002, quando uscì vincitore con oltre l'80 per cento Enrico Gasbarra, nella Capitale andarono a votare 40 mila persone. Quest'anno sarebbero appena 12 mila, meno di un terzo.



Anche a Roma Melilli è primo anche se con percentuali più basse rispetto al resto del territorio: oscillerebbe attorno al 50 per cento, con una buona prestazione di Bonaccorsi, attorno al 37 per cento e Guglielmo al 13.



In provincia di Roma, invece, e dunque escludendo Roma città, l'affluenza è stata di oltre 17 mila persone, con Melilli nettamente sopra al 65,4, Bonaccorsi al 22,8 e Guglielmo all'11,8. Attorno a Melilli, che è stato anche presidente dell'Unione Province Italiane, si è raccolto un ampio schieramento: oltre ai franceschiniani, hanno votato per lui anche la minoranza cuperliana e i Giovani turchi; per Melilli si sono schierati anche un tris di 'grandi elettori' laziali come Goffredo Bettini, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e il segretario romano Lionello Cosentino, mentre il sindaco Ignazio Marino non ha voluto rivelare su quale nome ha messo la croce.



Per Bonaccorsi, deputata e sostenitrice del sindaco di Firenze dai suoi esordi, l'appoggio invece dei Popolari, di Paolo Gentiloni e del viterbese Giuseppe Fioroni. Nella



Tuscia, sebbene abbia prevalso Melilli con il 55,4%, Bonaccorsi ha sfiorato il 41,4% (arrivando prima a Viterbo città). Il neosegretario regionale, che alla vigilia delle urne metteva in cima al suo programma la costruzione del partito regionale «che ora non c'è molto», ha ora davanti a sè il compito di ricucire quello che sembra oggi uno scollamento tra il partito e la base, e c'è chi parla già di 'effetto-staffetta', una reazione di dubbio nei confronti della manovra che nelle prossime ore porterà Matteo Renzi a Palazzo Chigi.



Melilli è consapevole di ciò che lo aspetta: «Abbiamo forse comunicato poco queste primarie agli elettori - ha commentato in serata - ma ci sono 50 mila persone che hanno votato per scegliere il segretario regionale del Lazio, che non è una figura 'affascinante'.
Ora si comincia andando nei circoli - ha aggiunto Melilli - Il dato più rilevante è quello della perplessità, che abbiamo registrato anche negli ultimi giorni di campagna elettorale. Abbiamo il dovere di spiegare ai circoli e ai militanti ciò che sta accadendo. Si comincia supportando il ruolo di Cosentino nella città di Roma e stringendo un rapporto più stretto con Marino. E poi sostenendo l'azione riformatrice di Zingaretti che è iniziata e non può interrompersi».


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