Ghetto, notte bianca contro la paura
stasera apertura straordinaria del museo
Visitabile forse anche la sinagoga

Ghetto, notte bianca contro la paura stasera apertura straordinaria del museo Visitabile forse anche la sinagoga
di Marco Pasqua
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Lunedì 26 Maggio 2014, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 27 Maggio, 01:31

Una missione di solidariet, ma non solo. Un viaggio che culminer, oltre che negli incontri con le autorit religiose ebraiche del Belgio, in un confronto sulla sicurezza e sui movimenti antisemiti che rappresentano una minaccia per gli ebrei italiani e romani.

Partirà domani, alla volta di Bruxelles, la città sconvolta dall'attentato al museo ebraico (nel quale hanno perso la vita quattro persone), la delegazione guidata da Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana. Ma non è la sola risposta al gesto spietato del killer di cui, ieri, è stato diffuso un identikit: stanotte, infatti, il museo ebraico del Ghetto sarà aperto, in via eccezionale, dalle 20.30 fino a notte fonda. Già ieri è stato registrato un boom di visitatori. Probabile che, nelle stesse ore, venga aperta anche la sinagoga. «E' la nostra risposta all'attentato, una notte bianca contro la paura», dice Pacifici.

Al viaggio a Bruxelles prenderanno parte circa 30 persone, tra le quali i vertici della comunità romana, oltre al responsabile della sicurezza degli ebrei romani, Giacomo Zarfati. «Ci vedremo con i leader del mondo ebraico e diremo loro di tenere duro e non farsi intimidire. Vogliamo far sapere loro che siamo tutti sulla stessa barca e che un lutto a Bruxelles è come un lutto a Roma. La reazione deve essere quella di aprirci e di non chiuderci per impaurire i gruppi neonazisti», sottolinea Pacifici. Non è escluso che all'incontro possa prendere parte il premier, Matteo Renzi, che quel giorno si troverà a Bruxelles. Ieri ha scambiato alcuni sms con Pacifici, che lo ha ufficialmente invitato.

I PRESIDI

Nel Ghetto, intanto, è stata intensificata la vigilanza non solo da parte delle forze dell'ordine e dell'intelligence (come confermato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, in una telefonata a Pacifici), ma anche dei giovani della comunità ebraica che, da sempre, garantiscono la sicurezza intorno ai luoghi di aggregazione. Una vigilanza discreta e attenta a notare comportamenti insoliti nelle persone che transitano intorno a Portico d'Ottavia. In tutti è ancora vivo il ricordo di quel maledetto 9 ottobre 1982, quando un commando causò la morte del piccolo Stefano Gaj Taché. «Noi da quel giorno non abbiamo più abbassato la guardia – dice Angelo Sermoneta, detto ”Baffone”, 66 anni, un'istituzione del Ghetto – e quello che sta accadendo ci dimostra che il mondo è ancora popolato di imbecilli criminali». «Non abbiamo paura – sottolinea – siamo soltanto più circospetti». Quello che i nostri giovani fanno è segnalare eventuali anomalie alle forze dell’ordine: «Sono ragazzi volontari che quando non vanno a scuola o al lavoro prestano più attenzione a persone o situazioni sospette». «Noi non abbiamo paura – rimarca Pacifici – ma siamo arrabbiati. Siamo consapevoli di vivere nel pericolo, in una situazione di allerta costante. Ma questo non ci impedisce di vivere una vita normale. Per questo abbiamo pensato che il modo migliore per rispondere a chi tenta di intimidirci, a chi intenda isolarci, sia quello di alzare il prezzo: siamo qui a raccogliere la sfida degli antisemiti, dei neonazisti e dei folli. Ci aspettiamo di vedere tanti cittadini romani e non romani a incontrarci».

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