Fanella, il filo rosso del sequestro del 2012

di Marco De Risi
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Martedì 8 Luglio 2014, 22:54
Due tentativi di sequestro nel giro di due anni. Stesse analogie, forse un’unica pista. L’ultimo, quello del 3 luglio, stato fatale al broker Silvio Fanella: nella sua lussuosa abitazione alla Camilluccia, ha reagito ed ecco che i tre rapitori hanno fatto fuoco colpendolo al petto e uccidendolo all’istante. Sul campo, ferito gravemente, è rimasto anche uno dei sequestratori Giovanni Battista Ceniti, ora super protetto dalle forze dell’ordine, nel letto d’ospedale: è il bandito che può fare i nomi degli altri complici e svelare ipotetici mandanti.



Oggi un’altra novità. I carabinieri dei Ros hanno arrestato Roberto Macori, Aniello Barbetta e Giovanni Plastino. Sono considerati fra i responsabili del tentativo di sequestro sempre nei confronti del cassiere della banda di Gennaro Mokbel avvenuto a fine agosto di due anni fa. Ma è proprio scoprendo gli elementi della brillante operazione dei carabinieri sul primo fallito sequestro che si trova un possibile scenario per ipotizzare un’eventuale unica pista che leghi i due tentati rapimenti e arrivare ad una possibile soluzione dell’omicidio. Tant’è vero che i magistrati della Direzione Antimafia hanno basato anche su questa concatenazione di eventi delittuosi la necessità dell’arresto dei tre criminali.



Dall’indagine si apprende che il primo sequestro sarebbe dovuto realizzarsi nella casa a Talenti della

madre di Fanella. Il colpo fallisce, il 29 agosto di due anni fa, perché il broker invece di allontanarsi su suo scooter spiazza la banda utilizzando un’autovettura. I carabinieri seguono la ”gang” come un’ombra, attraverso intercettazioni e pedinamenti. E scoprono che oltre i tre arrestati ci sono altri componenti da individuare e assicurare alla giustizia.



Poi i militari scoprono similitudini impressionanti fra i due tentati rapimenti. Anche nel primo blitz sarebbero dovuti intervenire falsi finanzieri. Proprio come è accaduto il 3 luglio scorso nel secondo sequestro che ha avuto come epilogo l’omicidio del broker. In entrambi i casi vengono usate fascette di plastica e cappucci. Roberto Macori, uno degli arrestati dai Ros, è stato membro della banda della colossale truffa miliardaria e ha la certezza, come risulta dalle intercettazioni, che il cassiere Fanella custodisce un tesoro in contanti e diamanti. E le finalità del primo e del secondo sequestro sono identiche: costringere il broker a rivelare il luogo del tesoro.



Dopo l’omicidio di Fanella, sono i Ros a scoprire in una casa di campagna a Frosinone mezzo milione in

contanti e una cassetta di diamanti. Quel tesoro che i sequestratori cercavano ad ogni costo. Un’indagine quella dei Ros che per ora ha identificato una parte del commando che ha agito due anni fa ma che presto potrebbe portare ad elementi utili anche la risoluzione del blitz armato accaduto il 3 luglio durante il quale il cassiere è stato ucciso.