Tutti condannati. Per gli otto imputati nel processo sulle baby squillo dei Parioli anche lo sconto di pena, previsto dalla scelta del rito abbreviato, sembra non pesare nel calcolo del gup Agostino De Robbio. Trentotto anni di reclusione in tutto e multe per oltre 150 mila euro. Ma la pena più dura non è quella a dieci anni, inflitta allo sfruttatore delle due ragazzine che fino all’anno scorso si dividevano tra i banchi del liceo Giulio Cesare e un seminterrato di viale Parioli. Sono i sei anni per la mamma di Agnese, una delle due minorenni, che ieri, con la sentenza ha anche perso la potestà genitoriale. Il giudice non ha previsto provvisionali, sarà il Tribunale civile a misurare il ”danno”, ma per tutti gli imputati ha disposto come pena accessoria il divieto di lavorare e venire in contatto con minori. Anche per gli unici due clienti finiti alla sbarra l’impianto accusatorio ha retto. Non ha trovato sponda la linea della difesa: sostenere di ignorare l’età delle baby prostitute non è bastato.
L’unico ad avere una pena inferiore a quella richiesta dalla Procura è stato Mirko Ieni, ”Mimmi”, l’uomo che aveva affittato l’appartamento dei Parioli dove Angela e Agnese si prostituivano.
«Assoluta soddisfazione» per l'esito del processo è stata espressa dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal pm Cristiana Macchiusi. «L'impianto accusatorio - hanno sottolineato - è stato pienamente condiviso dal gup», mentre il difensore di Mirko Ieni, Raffaella Scutieri, ha precisato che «è stata finalmente ridimensionata dal giudice la sproporzionata richiesta di condanna del pm. Attendiamo i motivi della sentenza - ha aggiunto - certamente proporremo appello».
I difensori di Sbarra sperano nell’appello: «Non è possibile che basti un sms per configurare il tentato favoreggiamento della prostituzione - commentano Pier Giorgio Micalizzi e Agostino Mazzeo - speriamo in una riforma della sentenza in appello».