Marino: stipendi Atac a rischio. Servono 240 milioni, buste paga di ottobre in bilico

Marino: stipendi Atac a rischio. Servono 240 milioni, buste paga di ottobre in bilico
di Fabio Rossi
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Martedì 9 Settembre 2014, 00:26 - Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 13:16
L’allarme di Ignazio Marino forte e chiaro: Stiamo facendo dei tagli severissimi, ma al di sotto di 240 milioni di euro ci troveremmo ad ottobre in difficolt per pagare gli stipendi dei dipendenti dell’Atac». La cornice del problema, manco a dirlo, sono i fondi per il trasporto pubblico, ultima spina del piano di riequilibrio triennale del Comune di Roma, che a giorni sarà formalmente sancito da un decreto di Palazzo Chigi.









Il tema è stato già sviscerato in tutte le sedi possibili: per evitare il crac dell’azienda di trasporto pubblico della Capitale, già interessata da un robusto piano di risparmi ed eliminazione degli sprechi, il Campidoglio ha bisogno di 240 milioni tondi tondi. La Regione è arrivata fino a quota 140, con l’impegno di incrementare ulteriormente i trasferimenti già dal 2015. Ma il buco da tappare c’è adesso, e la matassa va sbrogliata entro il 20 settembre, data ultima indicata dal governo per emanare le cifre definitive del Salva Roma.



«Far funzionare il tpl di Roma costa all’anno oltre 500 milioni di euro - sottolinea il sindaco - È chiaro che questo è un problema che non si può porre sulle spalle del presidente della Regione Zingaretti che ci ha già dato un aiuto generoso. Roma è la Capitale di Italia, se deve avere un trasporto pubblico all’altezza deve avere i fondi. E siccome questi fondi vengono da un fondo nazionale abbiamo presentato il problema a Palazzo Chigi».



LE IPOTESI

Marino non si rivolge al governatore, di cui riconosce l’impegno già profuso, ma punta direttamente al Governo. Ricorda che «fino al 2009 il Comune di Roma riceveva circa 300 milioni di euro l’anno per il tpl: poi, nell’ultimo anno prima di Zingaretti, il fondo per Roma è stato azzerato». L’attuale presidente, ricorda l’inquilino del Campidoglio, «l’anno scorso ha inserito 100 milioni e quest’anno 140 milioni, facendo sforzi importanti perché ha ereditato un bilancio con disavanzi miliardari».



Ma da Palazzo Senatorio puntano il dito sul divario che, nel corso degli anni, si è creato tra i finanziamenti regionali al Cotral e quelli destinati all’Atac. E sperano che ci sia una rapida inversione di tendenza, magari ispirata proprio da Palazzo Chigi. «Il tema del tpl ha una rilevanza nazionale - osserva Francesco D’Ausilio, capogruppo capitolino Pd - e solo in questa dimensione vanno ricercate la compatibilità e gli strumenti».



Marino esclude rincari sui biglietti del trasporto pubblico: «Io sono contrario in questo momento ad aumentare ulteriormente le tariffe, soprattutto quelle del biglietto Atac - spiega il sindaco - D’altra parte, questo potrebbe essere accettato o accettabile a fronte di un miglioramento del servizio». Sul tavolo della discussione, però resta un possibile ritocco del prezzo degli abbonamenti, con quello annuale che potrebbe passare da 250 a 280 euro.



L’IRPEF

In assenza di un incremento in extremis del fondo per il tpl destinato a Roma, l’unica strada percorribile in tempi brevi resterebbe quella del «prestito» da parte della gestione commissariale del debito capitolino precedente al 2008, che ogni anno incassa una buona fetta (il 4 per mille) dell’addizionale Irpef dei romani, proprio per ripianare un po’ alla volta quei debiti. L’ipotesi più praticabile è che il Campidoglio possa essere autorizzato, per quest’anno, a trattenere 100 milioni da destinare all’Atac: un metodo già usato, nel 2013, per chiudere i difficili conti del bilancio di previsione del Comune.