Un’eccellenza, ma anche rispetto al confronto più utilizzato, quello con la Svezia, il risultato è impietoso: far percorrere un chilometro ad un autobus a Roma costa quattro volte che a Stoccolma.
Se ad Atac si associassero i costi inglesi, spiegano i ricercatori dell’Istituto Bruno Leoni, si risparmierebbero circa 800 milioni l’anno. Atac, insomma, è decisamente inefficiente. Le ragioni le ha spiegate bene un’altra analisi, effettuata nei giorni scorsi da
PROFONDO ROSSO
Nonostante questo i conti negli ultimi anni si sono sempre chiusi in profondo rosso. In un lustro è stato bruciato oltre un miliardo di euro. Nei primi sei mesi di quest’anno il conto è già a meno 60 milioni. Se ieri il sindaco di Roma Ignazio Marino non avesse annunciato la ricapitalizzazione da 200 milioni, Atac avrebbe dovuto portare i libri in tribunale. Come avverrà questa ricapitalizzazione? Quaranta milioni saranno denaro contante che il Campidoglio ha trovato tra le pieghe del suo bilancio. Altri 140 milioni circa, sono previsti attraverso il conferimento ad Atac dei treni della linea C della Metropolitana. Un’altra ventina di milioni potrebbero arrivare dalla Regione che si è anche impegnata a sbloccare 300 milioni di vecchi crediti. In teoria servirebbe anche un’autorizzazione del governo, perché ai Comuni è fatto divieto di ricapitalizzare municipalizzate che sono in perdita da oltre tre anni. Ma se il capitale è azzerato e c’è il rischio di finire con i libri in tribunale, come nel caso di Atac, allora versare altri soldi dovrebbe essere possibile.
LA FASE DUE
La vera domanda è: tutto questo basterà? L’attuale ad Danilo Broggi, «licenziato» ieri da Marino che lo aveva chiamato nel 2013, sostiene di sì. Con il nuovo contratto di servizio che dovrebbe entrare in vigore il primo agosto, e che vale 550 milioni, e la ricapitalizzazione, nel 2016 la società raggiungerebbe il pareggio di bilancio. A quel punto scatterebbe la fase 2 del piano di Marino: la privatizzazione del 49%. Trovare un socio per un gruppo super indebitato e che perde soldi a rotta di collo, è un’impresa. Si era parlato dei cinesi, produttori di autobus, della King Long. Difficile che entrino in queste condizioni. A non aver mai nascosto interesse per il trasporto pubblico locale, Atac in primis, sono state le Ferrovie. Michele Elia, proprio in un’intervista al
Dunque trovare un partner di minoranza potrebbe essere complicato. Anche considerando che nel 2019 scade l’affidamento in house del servizio ad Atac e allora le scelte saranno in effetti solo due: privatizzare o rassegnarsi a dover competere in una gara contro altre aziende. E 7,33 euro a chilometro per vettura potrebbero essere un prezzo decisamente fuori mercato.
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