Atac nel caos, l'ad Broggi si dimette. E il dg Micheli rompe con Esposito

Broggi
di Simone Canettieri
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Domenica 27 Settembre 2015, 06:38 - Ultimo aggiornamento: 28 Settembre, 15:28
La svolta è arrivata. Seppur in maniera indotta e con un certo ritardo rispetto alle parole. A più di due mesi dall'annuncio del sindaco Marino «di azzerare tutto» il cda di Atac è pronto a cambiare. Domani l'amministratore delegato dell'azienda Danilo Broggi consegnerà la sua lettera di dimissioni nelle mani del chirurgo dem. Poi mercoledì parteciperà all'ultimo consiglio d'amministrazione della sua gestione, iniziata a luglio del 2013.



IL DOSSIER

Giovedì, il giorno dopo, ci sarà l'assemblea dei soci di Atac. Broggi ha pronta una relazione dettagliata da far leggere a Marino. Non è un atto d'accusa e nemmeno una difesa d'ufficio. Secondo quanto risulta a Il Messaggero però il manager è intenzionato a mettere in fila il lavoro svolto in questi due anni. Un dossier di 14 pagine in cui indica «in forma sintetica ma esaustiva» i risultati ottenuti dall'attuale cda, destinato a saltare in settimana.



Una relazione che prevede per il 2016 «un sostanziale pareggio di bilancio», accompagnato dal ripristino della legalità (in due anni 5327 gare pubblicate), l'efficientamento aziendale (via 27 dirigenti, ridotti i dipendenti amministrativi di 250 unità), l'aumento della produttività (a partire dalla vertenza con i macchinisti della metro arrivati a 950 ore di lavoro) per finire con il nuovo piano industriale (che è gran parte «in progress», anche la ricapitalizzazione è stata portata a casa). Insomma, un modo per andarsene - l'uscita dell'ad era stata ampiamente annunciata - senza però passare da capro espiatorio di tutte le inefficienze che ancora abitano in Atac. Soprattutto perché Broggi dirà al sindaco che ha trovato una società che a fine luglio 2013 «versava in uno stato pre-fallimentare con perdite per 655 milioni» e che ora per il 2015 ha una previsione di rosso stimata intorno ai 93 milioni di euro.



Nel dossier si fa anche questa distinzione che sembra una bacchettata a Marino: se il nuovo contratto di servizio fosse partito da gennaio, invece che dal 1 agosto, il risultato a fine anno sarebbe stato di -48 milioni di euro. Nei piani del sindaco e di Esposito il nuovo cda dovrà passare da 5 a tre componenti. Due di questi saranno interni, il terzo, il presidente, arriverà da fuori. «Un uomo in grado di tenere i rapporti con le banche - spiegano dal Campidoglio - vista la situazione debitoria dell'azienda».



Il vero deus ex machina dovrebbe diventare così Francesco Micheli che più o meno nell'ombra dagli ultimi mesi ha preso in mano il volante dell'azienda municipalizzata con i galloni di direttore generale. Ma la tensione di queste ore non aiuta. Il direttore generale è entrato in rotta di collisione con Esposito. Giravano voci di dimissioni presentate e non accettate e comunque congelate in attesa dell'incontro chiarificatore di mercoledì con Marino. Anche se ieri il Campidoglio ha smentito le dimissioni di Micheli. Ma il problema rimane. E si va a inserire nel risiko del nuovo cda di Atac. Dunque il vero primo dossier che attende il sindaco in Italia, quando rientrerà dal viaggio negli Usa, è quello del trasporto pubblico. Che fa il paio con la partita dei rifiuti, altro terreno di scontro seppur solo mediatico, perché in molti definiscono gioco delle parti, tra l'amministratore di Ama Daniele Fortini e il vicesindaco Marco Causi.