Il Papa all’Onu e a Ground Zero: «Basta usura ai Paesi poveri»

di Franco Garelli
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Venerdì 25 Settembre 2015, 23:25 - Ultimo aggiornamento: 23:52
La visita e i discorsi di Francesco in America, e in particolare la sua presenza e parola di ieri all’Onu, nel corso del 70° anno di fondazione delle Nazioni Unite, ci consegnano un Pontefice dal profilo per vari aspetti inedito rispetto al sentire diffuso. Bergoglio non è solo il Papa che sbriciola il vangelo nelle sue omelie giornaliere a Santa Marta.



Non è solo il Papa che parla un linguaggio che tutti comprendono, che ha una particolare sensibilità nei confronti degli ultimi e dei poveri, che ritiene che solo una Chiesa meno legalista e burocratizzata possa assolvere in pieno alla sua missione nella società, che spinge i vescovi e il clero a occuparsi più delle 99 pecorelle smarrite che dell’unica che è rimasta dentro il recinto. A fronte di questi segni e gesti, si è diffusa nell’opinione pubblica l’idea di aver a che fare certamente con un grande pastore, ma che si muove a suo agio più negli ambienti semplici che in quelli altolocati, che orienta la Chiesa più a seguire le orme del buon samaritano che a prestare attenzione ai ruoli e alle responsabilità istituzionali. Il discorso pronunciato ieri all’Onu, insieme a molti altri segnali di cui è costellato il suo viaggio oltreoceano di questi giorni, ci svelano invece che Francesco ha anche un’anima ‘politica’ e una caratura istituzionale ben spiccata, che mette ovviamente al servizio del bene comune universale.









Sono molti i punti qualificanti di un intervento che si è imposto all’attenzione sia dei grandi della terra sia dell’opinione pubblica mondiale. Molti si attendevano che il Papa centrasse il suo discorso sulla lotta alla povertà, sulla crescita sostenibile, sulla difesa dell’ambiente, riproponendo in quell’alta sede i concetti più importanti sviluppati nella sua ultima enciclica ‘Laudato sì. E in effetti Francesco non ha lesinato i suoi richiami su questi temi, affermando – ad esempio – che esiste un “diritto dell’ambiente”, sia perché qualsiasi danno ad esso è un danno all’umanità, sia perché gli abusi che si consumano a livello ecologico alimentano quella “cultura dello scarto” e dell’esclusione di cui soffrono oggi vari territori e popoli.



Su questi temi è emerso un Papa che non si limita ad affermare dei criteri generali, che non promuove soltanto appelli, ma che è informato anche da un grande principio di realtà. Che lo porta a chiedere soluzioni urgenti ed efficaci per preservare l’ambiente naturale e contrastare il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica; a riflettere sull’importanza, ma anche sui limiti di investimenti tecnologici e programmi di sviluppo che non rispettano i diritti delle comunità coinvolte; a sostenere che l’Agenda dell’Onu per lo sviluppo (di cui si discute in questi giorni al Palazzo di Vetro) sarà efficace soltanto se favorirà “l'accesso effettivo, pratico e immeditato, per tutti, ai beni materiali e spirituali indispensabili”.



Ma oltre a questi temi di giustizia sociale e ambientale, Francesco ha voluto misurarsi nel suo discorso di fronte al gotha della politica mondiale con altre questioni assai impegnative e per certi versi nuove per il suo dire. Tra queste, la necessità che le Nazioni Unite riformino se stesse e il loro ruolo nel mondo, dopo 70 anni di grande impegno nello sviluppo del diritto internazionale, nella normativa sui diritti umani, nella soluzione di molti conflitti e operazioni di pace. Ciò in quanto “la riforma e l’adattamento ai tempi sono sempre necessari”, soprattutto in un’epoca in cui si delineano nel mondo nuovi scenari e nuovi equilibri. E qui è emerso il coraggio di un Pontefice che denuncia molte situazioni insostenibili nel ‘governo del mondo’, che devono essere messe in discussione.



Occorre far sì che tutti i Paesi (senza alcuna eccezione) possano partecipare e incidere sulle decisioni che hanno una valenza collettiva.
E’ necessario che i Paesi poveri o in via di sviluppo non siano penalizzati dalla “sottomissione a sistemi creditizi” che li rendono sempre più dipendenti da altri. Compito delle Nazioni Unite è affermare un’idea di diritto che limita il potere di alcuni Stati, proprio per permettere l’emancipazione di molti altri. In sintesi, l’intervento all’Onu ha fatto emergere che Francesco ha molte frecce nel suo arco di Papa, sta con gli umili, ma sa anche interagire con i grandi del pianeta, che ascolta, ma che è anche in grado di scuotere rispolverando e riaggiornando la ricchezza della dottrina sociale della chiesa.