Corea, viaggio tra i Papa Boys asiatici. Francesco: «Non vi fate rubare la speranza»

Corea, viaggio tra i Papa Boys asiatici. Francesco: «Non vi fate rubare la speranza»
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Venerdì 15 Agosto 2014, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 12:28
Dal nostro inviato

Franca Giansoldati






I giovani, tanti giovani, hanno raggiunto questo santuario nazionale dal nome poetico, Solmoe, collinetta con una foresta di pini. Zaini, sacchi a pelo, smartphone e Vangelo. Appuntamento per tutti sotto ad un grande tendone bianco, provvisto di aria condizionata e maxi-schermi al plasma. E' la gioventù asiatica 2.0 che, stavolta, regala a Papa Francesco un orizzonte di speranza, proiettando nuova luce sul continente asiatico, obiettivo della strategia evangelizzatrice del pontificato. Thailandia, Filippine, Hong Kong, Taiwan, Cambogia, Giappone e, ovviamente, Corea del Sud. Quella del Nord, invece, non è rappresentata, perché il regime non ha permesso ai ragazzi di varcare il confine al 38esimo parallelo per andare ad abbracciare Papa Francesco.



Il luogo scelto per la Giornata Mondiale della Gioventù asiatica è simbolico, dato che a Solmoe nacque nella metà dell'Ottocento Sant'Andrea Kim Dajeong, il primo sacerdote coreano, ovviamente martire assieme ad undici suoi parenti. Fu ucciso “in odium fidei” nel 1846 e da allora la sua casa, divenuta santuario, è continua meta di pellegrinaggi da tutta la penisola. Francesco si presenta su una utilitaria bianca, una Kia. “Voi volete adoperarvi ad edificare un mondo in cui tutti vivano insieme in pace e amicizia, superando le barriere, ricomponendo le divisioni, rifiutando la violenza e il pregiudizio”.



Li guarda tutti, sorridendo, con un fare da nonno buono, affettuoso. E' come se volesse abbracciarli tutti in una volta. Condivide con loro una visione, che “nelle società ci sono troppi ricchi e troppi poveri, mentre scorgiamo segni di idolatria nelle ricchezze e nel potere, con costi altissimi nella vita degli uomini”. Un mondo da aggiustare, sghembo, pieno di miserie anche spirituali sconfinanti nel desertico. Basta guardarsi intorno. “Questo mondo colpisce anche i giovani derubandoli della speranza e, in troppi casi della vita stessa”. Francesco fa riferimento al mostruoso tasso di suicidi della Corea del Sud. La competizione per un posto al sole è talmente alta che ogni fallimento scolastico può determinare la scelta peggiore e finire in tragedia.



Tra i giovani papaboys asiatici ci sono anche i compagni dei 300 ragazzi morti nell'affondamento del traghetto Sewolf, nell'aprile scorso, una tragedia nazionale di enorme portata sulla quale è stata aperta una inchiesta ancora in corso. I genitori delle vittime chiedono la verità, ma temono che verra insabbiata; del resto i troppi interessi in gioco rallentano le indagini, come un muro di gomma. Insomma una specie di Ustica in versione coreana, specchio di un sistema corrotto, inquinato dal denaro e dagli interessi personali.



A pranzo Francesco ha invitato a tavola una ventina di ragazzi che gli hanno anticipato alcune delle domande della Giornata Mondiale della Gioventù. Cosa significa martirio oggi? Una adolescente cambogiana, cresciuta dopo i terribili “killing fields”, i campi di sterminio voluti da Pol Pot domanda a Francesco se è possibile il riconoscimento ufficiale dei martiri di quel periodo. Morirono anche tanti cattolici e, ricorda la giovane, un vescovo, monsignor Chmar Sala. I martiri di Pol Pot. Un ragazzo proveniente da Hong Kong, invece, domanda cosa pensa il Papa a proposito della Cina e dell'atteggiamento migliore da tenere con i cattolici cinesi. Già. Una bella grana quella. Infine, una ragazza coreana prende la parola per fare riflettere i presenti sul fatto che le società a forte orientamento capitalista tendono a violare i principi morali più importanti pur di guadagnare più soldi. “E per questo, a volte, si perdono anche famigliari e amici preziosi”. Infine il quesito: “Santità cosa ne pensa della Corea del Nord?”



Accanto al Papa, in questa giornata di Ferragosto, dedicata alla festa dell'Assunta, c'è il vescovo Lazzaro Uou Heung-sik che rassicura Francesco, quando questi chiede (come fa sempre al termine di una udienza) di pregare per lui: Monsignor Lazzaro, metodico come un ragioniere, precisa: “Santità, in questo periodo abbiamo recitato il rosario 15 milioni di volte, la messa 2 milioni, la preghiera speciale per il Papa 3 milioni. Ovviamente può contare su di noi, continueremo a pregare incessantemente per lei”. I cattolici asiatici per il Papa argentino sono una certezza.
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