I MOTIVI
Il non annullamento del concorso, e nello specifico delle due prove invertite il 29 e 31 ottobre, non basta a risolvere un pasticciaccio che «lede la dignità dei medici e getta discredito – fa sapere il Sigm – su un sistema universitario e professionale, profondamente distorto». Al di là del cambio di rotta repertino e drastico attuato dal dicastero di viale Trastevere, che in un primo momento aveva paventato la ripetizione delle prove, confermandole, invece, a distanza di 48 ore, si apre la strada a una serie infinita di possibili ricorsi al Tar. Perché nonostante venga attuata «la neutralizzazione» di due delle 30 domande nei due blocchi dei test, resta un precedente che non può essere cancellato con un colpo di spugna. E cioè quello per il quale nella prima verifica i candidati che, nonostante l’errore, avevano totalizzato un punteggio di 30/30 si troveranno a essere svantaggiati in graduatoria rispetto a chi, invece, aveva ottenuto 28/30. In sostanza, è come se durante un compito in classe chi aveva preso 10 fosse stato, poi, equiparato a chi aveva ottenuto 8.
LE RICHIESTE
Per questo gli aspiranti specializzandi chiederanno l’accesso agli atti per capire i criteri secondo i quali il ministero ha optato per una soluzione che va a equiparare due prove all’inizio molto diverse. «È singolare vedere come i tecnici – spiega Gianluca Scuccimarra, coordinatore nazionale dell’Udu – abbiamo individuato due domande da escludere in ambo le verifiche e non una nell’area medica e tre in quella dei servizi clinici». «È necessario – aggiunge Mattia Kolletzek, coordinatore del movimento italiano specializzandi – che vengano resi noti non solo i punteggi totali, ma anche i punteggi “scorporati” per singola prova, addizionati ad eventuali punti addizionali legati al curriculum». In più i medici torneranno a chiedere una sanatoria parziale per le borse di studio, chiedendo almeno l’aumento di 2mila contratti. A questo si aggiungono le inevitabili richieste per modificare strutturalmente il percorso universitario e professionale per chi ambisce a diventare medico: dalla cancellazione dei test d’ingresso per la facoltà universitaria a garanzie maggiori per chi tenta di ottenere una specializzazione, senza la quale nessun medico potrà fare altro se non guardie mediche e sostituzioni per i medici di base in ferie. Infine, a tenere banco nell'agitazione di domani anche le richieste per una maggiore tutela per gli specializzandi che nei reparti dei policlinici universitari dovrebbero starci per imparare la professione ma che nei fatti, pur guadagnando 1.500 euro netti al mese, si trovano a coprire turni di lavoro che eccedono a volte le 14 ore.